Andiamo a Roma perché qui è stato approvato il piano di contenimento per l’epidemia di peste suina africana: sono previsti 50mila abbattimenti nell’arco di 3 anni.
La giunta Zingaretti ha dunque deciso di raddoppiare il numero di cinghiali da abbattere. Nel Lazio ci sono circa 75mila ungulati: questo numero è destinato a calare molto velocemente, nonostante le proteste degli animalisti.
Questo piano sarà attivo in tutto il Lazio, tranne che nelle zone infette individuate dal commissario straordinario (quella di Roma e quella nel reatino) e nelle vicine zone confinati. Questo perché lo scopo è quello di non disturbare troppo i cinghiali: se venissero spaventati, tenderebbero a spostarsi maggiormente di zona in zona, causando così la potenziale migrazione di soggetti infetti anche nelle zone non ancora raggiunte dal virus.
Nel periodo 2021-2022 sono stati abbattuti circa 25mila cinghiali: adesso bisognerà abbattere i due terzi di quelli ancora presenti. Bisognerà anche poi agire nei confronti di quei cinghiali che hanno poca paura dell’uomo e che vengono a cibarsi vicino alle case. Il documento ricorda, infatti, che la presenza di cinghiali vicino ai rifiuti (e Roma ha un serio problema con i rifiuti) o alle zone di alimentazione artificiale è un fattore di rischio per la diffusione della PSA.
Ricordiamo che, attualmente, nel Lazio sono stati segnalati 32 casi positivi, di cui 5 solo lo scoro 13 giugno.