Si torna a parlare di peste suina africana in quanto la Sardegna non può ancora esportare la carne di maiale: i divieti sono stati prorogati. Per questo motivo si pensa di ricorrere alla Corte UE.
L’Unità di Progetto della Regione, lo scorso 11 marzo, ha deciso di mantenere in vigore per tutto il 2022 e il 2023 le limitazioni già attive per quanto riguarda allevamenti, attività di trasformazione e esportazioni. I divieti non sono stati né alleggeriti, né rimossi: sono stati mantenuti inalterati, senza alcuna deroga neanche per gli allevamenti certificati.
Inoltre è rimasto attivo anche il divieto di introdurre carni sarde negli stabilimenti autorizzati alle esportazioni anche quando venga garantita la totale separazione del ciclo di lavorazione.
A denunciare l’accaduto è stata Confindustria della Sardegna Centrale: si parla di una “sconfitta a tutto campo per l’Isola e l’ennesima delusione, anche perché vista la situazione epidemiologica da tempo favorevole ci aspettavano tutti un allentamento delle restrizioni”. A febbraio anche FdI aveva chiesto di togliere l’embargo alle carni sarde,
L’associazione ha poi ribadito che vengono ancora accettate disparità di trattamento con altre zone d’Europa dove, pur essendo in presenza di una situazione epidemiologica dove il virus della peste suina africana continua a circolare in maniera importante, ecco che si sono trovati dei sistemi alternativi per non bloccare totalmente la circolazione delle carni.
Per tale motivo Confindustria e le associazioni di categoria hanno deciso di fare ricorso alla Corte di giustizia europea in modo da tutelarsi dai danni enormi subiti in questi anni.