Al momento l’emergenza legata alla peste suina africana sul territorio italiano è declinata in due focolai ben distinti: uno nei boschi lungo il confine tra Piemonte e Liguria, individuato verso l’inizio dell’anno, e uno nel comune di Roma, più recente. Se è pur vero che le autorità sanitarie sono al lavoro per tentare di fermare il prima possibile il dilagare del morbo, è comprensibile che le regioni e i territori limitrofi vogliano correre ai ripari e prevenire anziché curare: è il caso della provincia di Pavia, in Lombardia, che ha pianificato alcune strategie come l’abbattimento di circa 300 cinghiali nell’area boschiva confinante tra la Valle Staffora e la Val Curone.
Va sottolineato che, a onor del vero, la Regione Lombardia non ha ancora dato il via libera ufficiale, ma considerando la vicinanza della provincia in questione alle campagne liguri e piemontesi c’è da pensare che sia solamente questione di tempo. Le operazioni di abbattimento della fauna selvatica saranno gestite dagli agenti della Polizia provinciale, e sono da intendere, come accennato, come una misura prevendita per diminuire la probabilità di contagio.
Nonostante le preoccupazioni, a oggi gli allevamenti dell’area in questione sembrano essere del tutto puliti. “Abbiamo già organizzato delle battute di caccia per cercare carcasse da analizzare” hanno spiegato i responsabili dell’Ambito territoriale di caccia dell’Oltrepo sud 5. “Nessuna di quelle che abbiamo trovato riportava però tracce di peste suina africana”.