La Grecia ha appena rilevato la presenza della peste suina africana sul territorio nazionale. L’annuncio è arrivato direttamente dalla massima autorità del settore, l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH, per gli amici), che ha confermato il caso dichiarando che è stato individuato nella carcassa di un cinghiale nel Nord del Paese. Non è ancora chiaro se il virus in questione è già ampiamente penetrato nell’entroterra greco: come brevemente accennato in apertura l’individuazione della positività è molto recente, e le autorità sanitarie e veterinarie locali si sono immediatamente attivate per tracciare un potenziale perimetro della zona di diffusione del morbo.
La peste suina africana: una vecchia conoscenza
Procedure che, confidiamo, le autorità sanitarie greche conosceranno bene: come hanno confermato gli stessi esperti della WOAH, infatti, il caso in questione è il primo dall’inizio del 2020, quando la Grecia si trovò di fatto a dover affrontare per la prima volta un focolaio di peste suina africana. Come anticipato l’effettiva entità del contagio rimane ancora da verificare: il ministero dell’Agricoltura della Grecia ha annunciato la presenza del morbo sul territorio nazionale in una dichiarazione ufficiale, affermando al contempo che le misure per evitare quanto più possibile la diffusione della malattia sono già state prese.
Insomma, prima di suonare l’allarme riservato alle epidemie si preferisce procedere con cautela. La carcassa del cinghiale “incriminato” – povera bestia – è per di più stata trovata nella regione settentrionale di Serres, che di fatto confina con la Bulgaria e la Macedonia del Nord; che potrebbe significare che il virus non ha ancora fatto in tempo a diffondersi sul territorio nazionale greco.
La Grecia, in altre parole, pare essere ancora ben lontana dalla situazione che abbiamo vissuto – e che stiamo vivendo tuttora – noi cittadini dello Stivale: se il virus è stato virtualmente debellato in Sardegna, con le restrizioni che sono state quasi del tutto rimosse lo scorso mese; il focolaio individuato a dicembre dello scorso anno tra i boschi del Piemonte meridionale, il savonese e la provincia di Genova che è ancora attivo.
Il timore del Regno Unito
Così, mentre il virus continua a espandersi nel Vecchio Continente, il Regno Unito osserva con timore: se è pur vero che non si contano ancora casi in quel d’Oltremanica, infatti, i sudditi di Re Carlo tremano all’idea di trovarsi a dover fare i conti con la peste suina africana e tutti i grattacapi che comporta – potenziale embargo sulle esportazioni di carne in primis.