Secondo quanto riferito da Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, da Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e Roberto Moschi, responsabile del Servizio Veterinario, in Piemonte e Liguria il numero di cinghiali a rischio contagio con la peste suina africana varia dai 16mila ai 20mila animali.
E questo solamente nei 114 comuni a rischio. Una recente ordinanza ministeriale ha vietato non solo la caccia, ma anche la pesca, la raccolta funghi e attività come il trekking e il ciclismo con mountain bike.
Il fatto è che bisogna evitare che il virus passi dagli animali selvatici negli allevamenti suinicoli, settore che in Italia registra 100mila occupati e che vale 7-9 miliardi di euro.
A breve dovrebbe essere pubblicata in Liguria anche un’ordinanza regionale con la quale verrà dato ai cittadini e ai sindaci una guida su ciò che si potrà fare o meno. Proprio Giovanni Toti ha spiegato che tale vademecum arriverà entro un paio di settimane e parlerà anche del perimetro entro il quale l’ordinanza sarà valida e le eventuali deroghe.
Il problema, sottolinea Toti, è che non si può escludere che un cinghiale infetto possa entrare in luoghi non interdetti. Il piano di monitoraggio, comprensivo di un piano di abbattimento selettivo dei cinghiali, sarà terminato nel giro di tre settimane. Il tutto dovrà però essere approvato sia dal Governo che dalla Comunità europea.
Nel frattempo Toti ricorda anche che le due regioni hanno già chiesto al Governo i necessari risarcimenti per le attività colpite da questi divieti.