No, al momento non si contano ancora casi in quel d’Oltremanica; ma come si suol dire prevenire è meglio che curare. Eh sì, perché di fatto la peste suina africana spaventa e non poco: la presenza del morbo sul nostro territorio nazionale e su quello europeo più in generale è ormai ampiamente documentata, con il focolaio individuato lo scorso dicembre tra i boschi del Piemonte meridionale, il savonese e la provincia di Genova che è tuttora attivo, ma nel Regno Unito non sono mai stati rilevate delle positività in suini domestici o cinghiali. Vedere le autorità sanitarie tentare di debellare il morbo in questione, che continua invece a mietere vittime, e la minaccia di una eventuale diffusione negli allevamenti, sta tuttavia seminando il panico tra i sudditi di Re Carlo.
Peste suina africana e le conseguenze su import ed export
Occorre ricordare, banalmente, che stiamo parlando di una nazione insulare e che è pertanto protetta dalla trasmissione della malattia attraverso le migrazioni e i movimenti degli animali selvatici, individuati per l’appunto dalla comunità sanitaria europea come uno dei principali vettori per la diffusione del virus. A preoccupare l’associazione suinicola britannica (NPA), infatti, sono soprattutto le attività umane e di commercio: insulare o meno, i canali di import ed export rappresentano validi corridoi per una eventuale diffusione del contagio.
Proprio questo è il nocciolo della questione: le autorità d’Oltremanica stanno cercando di capire cosa fare nel caso in cui un focolaio di peste suina africana dovesse essere individuato sul territorio nazionale. Al momento non esistono risposte chiare, soprattutto per quanto riguarda un eventuale arresto immediato delle esportazioni di suini e di carne suina dal Regno Unito al resto d’Europa.
In un contesto del genere le conseguenze del capitolo Brexit non aiutano affatto, anzi: uno dei principali dubbi da chiarire è se i Paesi europei accetteranno il concetto di regionalizzazione delle importazioni di carne suina – un elemento che, a oggi, ancora non è stato chiarito. “Non sappiamo se i nostri partner commerciali riconoscerebbero la regionalizzazione se ci fosse un’epidemia adesso” ha osservato a tal proposito Lizzie Wilson, direttore generale dell’NPA.
“Abbiamo bisogno di chiarezza su questo punto perché, senza la regionalizzazione, ci potrebbe essere un virtuale divieto generalizzato di esportazione di carne suina da qualsiasi parte del Regno Unito” ha continuato “e questo sarebbe catastrofico per un settore che ha già sofferto molto negli ultimi due anni”.
Un esempio concreto? Beh, pensiamo alla Sardegna, dove le restrizioni introdotte per tamponare il contagio sono state (parzialmente) sollevate solo di recente.