Continuano i rapporti inerenti all’imperversare della peste suina africana sul territorio nazionale: nello specifico, il più recente bollettino dell’Istituto Zooprofilattico segnala due nuovi casi in Piemonte, e più precisamente nel territorio del comune di Morbello, in provincia di Alessandria. Considerando queste due nuove positività, il numero complessivo dei casi (considerando il focolaio tra Piemonte e Liguria) è salito a ben 167 – di cui 108 in Piemonte e 59 in Liguria.
Importante ricordare, in questo contesto, che nelle ultime settimane sono state presentati i provvedimenti più restrittivi da applicare agli allevamenti – che di fatto rischiano di rimanere travolti dalle conseguenze economiche del morbo -: allo stesso modo sono state presentate anche misure decisamente più stringenti per il contenimento della popolazione selvatica di cinghiali, che di fatto spaziano da caccia di selezione a metodi di cattura ed abbattimento. Continuano, nel frattempo, i lavori per la costruzione di una barriera fisica che impedisca il vagabondaggio degli esemplari selvatici. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, aveva a tal proposito una ulteriore stretta alle misure di contenimento, citando i danni al settore agricolo e agli stessi allevamenti.
Poco più a nord, nel frattempo, si lavora per trovare un vaccino: il timore della Svizzera è che il virus possa riuscire a penetrare nei confini nazionali, e pertanto si cerca di correre ai ripari il più velocemente possibile – dopotutto, prevenire è meglio che curare. Al momento, l’approccio più promettente deriva dai cosiddetti “vaccini vivi”, che in parole povere consistono in virus indeboliti ma attivi che vengono somministrati agli stessi animali – una terapia che, va specificato, non è ancora stata testata a livello di sicurezza.