Mentre i casi accertati di cinghiali morti per peste suina africana a Roma arrivano in totale a 8, ecco che arrivano le prime ordinanze: la zona rossa verrà ampliata e entro 30 giorni bisognerà far partire il piano di abbattimenti. Tutto questo viene fatto con un unico scopo: evitare che il focolaio di infezione superi il Grande Raccordo Anulare.
Per scongiurare il pericolo che il focolaio si diffonda nelle campagne romane con annessi allevamenti fuori Roma, gli animali infetti devono rimanere all’interno del territorio urbano. In effetti, tutti e gli otto casi finora accertati si trovano tutti all’interno del Gra.
In tale ottica, bisognerà cercare di chiudere tutti i varchi, evitando che gli animali potenzialmente infetti possano uscire fuori. Inoltre è necessario evitare anche incontri con cinghiali provenienti dall’esterno, altrimenti il focolaio si estenderebbe.
Per questo motivo la zona rossa comprenderà 64 km quadrati, tutti all’interno del Gra. Angelo Ferrari, commissario straordinario per l’emergenza suina, auspica che si arrivi a una sorta di autoestinzione. Anche se ammette che per l’eradicazione dovrà passare un anno dall’ultima carcassa positiva.
La cabina di regia appositamente costituita dovrà evitare che il focolaio si estenda oltre il Gra per evitare anche danni economici. Anche se le tempistiche dei 30 giorni entro i quali far partire i piani di abbattimenti selettivi appaiono un po’ lunghette: in 30 giorni hai voglia che i cinghiali si infettano.