La peste suina africana è riuscita a fare breccia negli allevamenti di maiali di Roma: stando all’ultimo rapporto redatto dall’Istituto Zooprofilattico locale, sono infatti stati rilevati due casi di positività in un piccolo allevamento all’interno della zona perimetrata. “Tutti i capi saranno immediatamente abbattuti da parte dei servizi veterinari della Asl ed è in corso la riunione della task-force” si legge nel rapporto in questione: non è ancora chiaro se, come avevano auspicato i virologi a fine maggio, le autorità sanitarie opteranno per un vero e proprio lockdown dei suini.
I primi casi di peste suina africana a Roma risalgono a inizio maggio e, fino a questo momento, erano rimasti circoscritti nella fauna selvatica: il ritrovamento di nuove positività con cadenza crescente aveva spinto il presidente della Regione Lazio a intervenire firmando un’ordinanza che introduceva le prime misure di contenimento e delineamento della cosiddetta zona rossa, che in origine si limitava a stare all’interno del raccordo anulare. Nuove istruzioni (da intendere come ordini) da parte della Commissione europea allargarono la zona infetta fino a La Storta, mentre si continuava a discutere dell’eventualità di estendere il periodo di caccia al cinghiale in modo da diminuire i numeri della fauna selvatica il cui spostamento, come accennato, è stato il principale vettore di diffusione del morbo.