Non possiamo sentire le loro grida, ma presto non li vedremo nemmeno più: i pesci d’acqua dolce si stanno esaurendo, una recente ricerca ha calcolato che abbiamo perso un terzo della popolazione mondiale.
Soltanto nel 2020 si sono estinte sedici specie di pesci d’acqua dolce: a lanciare l’allarme è il World’s Fogotten Fishes, un report internazionale di 16 organizzazioni internazionali, fra cui Wwf, Zoological Society di Londra, Global Wildlife Conservation e tante altre, che si adoperano per la conservazione delle specie ittiche.
Siamo soliti pensare, quando parliamo di carenza di pesci, allo sfruttamento degli oceani e degli ecosistemi marini, ma in realtà i pesci di fiume e laghi sparsi in tutto il mondo, risultano a oggi messi in una situazione ancora più tragica. In circa cinquant’anni, dal 1970 ad oggi, le popolazioni di pesci d’acqua dolce migratori sono precipitate del 76%. Tra questi, per intenderci, si annoverano anche quei pesci giganti di oltre 30 kg, che sono tanto ambiti dai pescatori. Ecco, sono così ambiti che sono praticamente scomparsi.
La popolazione mondiale dei grandi pesci si stima che sia diminuita del 94% e senza mezzi termini, il rapporto World’s Fogotten Fishes sostiene che la situazione peggiorerà ulteriormente: le popolazioni globali di pesci d’acqua dolce diminuiranno ancor di più a causa della perdita degli ecosistemi, dell’inquinamento, del surriscaldamento globale, della mancanza di politiche di conservazione, della sovra pesca e ad altre azioni poco ragionevoli dell’uomo, come anche l’introduzione di specie invasive.
Basti pensare, come viene ricordato anche nel rapporto, al bracconaggio illegale dello storione, molto richiesto per il suo celebre e costoso caviale. O ancora le anguille, pescate eccessivamente per esaudire la richiesta di mercato, proprio come accade per alcune specie di carpe e di salmoni.
“La ricchezza di specie di pesci è essenziale per la salute dei fiumi, dei laghi e delle zone umide del mondo e sostiene le società e le economie di tutto il mondo“, si legge nel rapporto. “La pesca d’acqua dolce fornisce la principale fonte di proteine per 200 milioni di persone in Asia, Africa e Sud America, così come posti di lavoro e mezzi di sussistenza per 60 milioni di persone. Gli stock ittici d’acqua dolce sani sostengono anche due enormi industrie globali: la pesca ricreativa che produce oltre 100 miliardi di dollari all’anno, mentre i pesci d’acquario sono gli animali domestici più popolari al mondo e guidano un commercio globale che arriva fino a 30 miliardi di dollari“.
Secondo Stuart Orr del Wwf : “in nessun luogo nel mondo, la crisi della natura è più acuta come nei nostri fiumi, nei laghi e nelle zone umide e l’indicatore più chiaro dei danni che stiamo facendo, è il rapido declino delle popolazioni di pesci d’acqua dolce. Questi sono importanti per la salute delle persone e degli ecosistemi da cui dipendono tutte le persone e tutta la vita sulla terra. È ora che ce lo ricordiamo“.
“La buona notizia – conclude Orr del Wwf – è che sappiamo cosa è necessario fare per salvaguardare i pesci d’acqua dolce. Garantire un New Deal per gli ecosistemi di acqua dolce del mondo riporterà la vita ai nostri fiumi, laghi e zone umide morenti. Riporterà anche le specie ittiche di acqua dolce dall’orlo del baratro, assicurando cibo e posti di lavoro a centinaia di milioni di persone, salvaguardando delle icone culturali, aumentando la biodiversità e migliorando la salute degli ecosistemi di acqua dolce che sono alla base del nostro benessere e prosperità“.
[ Fonte: la Repubblica ]