È profonda crisi per il mercato del pesce. Oltre la metà del pescato, in Italia, viene consumato al ristorante e la chiusura forzata della ristorazione per due mesi – più un altro mese all’orizzonte – mette a rischio la flotta italia composta da 12 mila pescherecci pari a 28 mila occupati.
L’allarme è lanciato da Coldiretti, secondo cui lo stop alla ristorazione fino alla vigilia dell’estate è un duro colpo per il settore ittico che coinvolge anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione.
Ad aggravare la paralisi del settore sono i limiti agli spostamenti che – spiega Coldiretti – hanno causato anche il crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato, che ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati.
E non se la passano bene nemmeno gli oltre 800 allevamenti ittici diffusi lungo tutta la Penisola. Il consumo pro capite di pesci, molluschi e crostacei in Italia si aggiorna attorno ai 30 chili all’anno con la preferenza fuori casa accordata – rileva la Coldiretti – a polpo, vongole veraci, cozze da allevamento, seppia, tonno, astice, branzino, pesce spada e orata.
Anche in questo caso la vendita a domicilio può aiutare, ma non è sufficiente ad aiutare il settore soprattutto alla luce del blocco turistico. Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – spiega Coldiretti – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili.