Il pesce è una grande risorsa, sana, raccomandata, fonte importantissima di proteine e nutrienti. Tuttavia, non è una fonte inesauribile e abbiamo dimostrato che il nostro è un consumo eccessivo e soprattutto non responsabile. A dirlo, abbondanti e specifici dati.
Non solo i prodotti ittici risultano in gran parte sovrapescati, ma siamo arrivati a intaccare l’equilibrio dei sistemi marini: a rischio di estinzione molte specie. Eumofa, ha pubblicato i dati relativi al consumo nel 2018: è aumentato del 3% in tutta Europa, in particolare in Italia che registra un aumento del 4%: solo in Italia, il consumo di pesce e prodotti ittici equivale a circa 31,1 kg a testa annui.
Le conseguenze non sarebbero allarmanti se dietro questi dati ci fosse un consumo consapevole, ma in questo caso si parla di allevamento intensivo come per la carne, e gli effetti ricadono sulla disponibilità di pesce selvatico. Soprattutto per quelle pochissime specie sulle quali ci “accaniamo” col 43% dei consumi totali: tonno, merluzzo, salmone, gamberetti. In sostanza: non variamo mai e non teniamo in considerazione specie diverse e altrettanto nutrienti e buone. Inoltre, secondo lo IUCN (International Union for Conservation of Nature)sono a rischio estinzione squalo (bianco, mako, angelo), tonno, pesce spada, verdesca, anguilla, merluzzo, palombo, ombrina, rombo chiodato.
Avevamo di recente parlato di come gli allevamenti intensivi siano al top grazie all’uso di farina di pesce, a discapito dello svuotamento dei mari intorno a noi: è una situazione che invoglia effettivamente ad un consumo più consapevole, rispettando la stagionalità del pesce, acquistando ove possibile il pescato in mare, e variando rispetto alle solite scelte.
Fonte: greenme.it