Parla chiaro l’ultima indagine Eurobarometro: solo un quarto degli italiani acquista pesce almeno una volta a settimana, a causa dei prezzi troppo alti. Non che la situazione nel resto d’Europa sia messa tanto meglio. L’asticella si muove di qualche punto percentuale, ma rimane comunque bassa e in discesa rispetto al passato.
Secondo l’indagine, che si è interessata ai prodotti di pesca e acquacoltura, l’epidemia di Covid-19 non avrebbe “influito in modo significativo sul consumo di prodotti ittici all’interno dell’Ue, sebbene si osservi una leggera diminuzione (-6 punti percentuali) dal 2018, soprattutto per i maggiori consumatori”.
Ciò che si sente, tuttavia, sono le conseguenze economiche di due anni difficili per molte famiglie. Infatti, la quota di coloro che hanno dichiarato di aver ridotto il consumo di pesce negli ultimi tempi indica soprattutto i prezzi più alti (33%) o perché la propria situazione finanziaria è peggiorata (25%). Un dato che si riflette anche nel numero di cittadini europei che affermano di mangiare pesce al ristorante almeno una volta al mese: solo il 21%.
Da Bruxelles, la linea guida della Commissione Europea è di promuovere “specie meno costose o meno popolari ma nutrienti”.
È in crescita, invece, l’esigenza di un’informazione trasparente per tutti i tipi di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, compresi quelli trasformati. L’origine del prodotto ha guadagnato terreno in 21 Stati membri rispetto al 2018 e si conferma il terzo fattore di acquisto più importante, dopo qualità e prezzo.
Nel frattempo, mentre si aspetta che i prezzi troppo alti del pesce tornino ad abbassarsi, in Italia ci si consola con frutta e verdura.