Pesca: tra 30 anni ci sarà più plastica che pesci, svela il WWF

Tra trent'anni nei mari ci sarà più plastica che pesci, secondo un rapporto del WWF: la chiave per rimediare, secondo l'organizzazione, sta nel riciclo.

Pesca: tra 30 anni ci sarà più plastica che pesci, svela il WWF

Life in plastic is fantastic, diceva Barbie negli anni ’90. Una trentina di anni più tardi, quelle parole che sapevano di innocua e ironica vanità assumono sempre più i connotati di una profezia destinata a compiersi: in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente il WWF ha pubblicato un rapporto dal titolo “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” in cui ha analizzato i numeri di produzione e (mala) gestione del materiale plastico nel mondo, allegando per di più un appello ai governi; e concludendo che, entro il 2050, nel mare ci potrebbe essere più plastica che pesci.

Più plastica che pesci nei mari: la traiettoria del futuro, secondo il WWF

pesca

Dal pescare l’iconico stivale usato a tirare su una bottiglia di Coca Cola il passo è davvero breve, a quanto pare. Se è pur innegabile che l’introduzione della plastica abbia comportato innumerevoli benefici all’umanità intera – si tratta, d’altronde, di un materiale relativamente economico che ha drasticamente impattato, giusto per fare un esempio, la conservazione o il trasporto dei prodotti alimentari -, è altrettanto importante essere consci del fatto che il suo impatto sul pianeta è sempre più preoccupante.

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A emergere dal rapporto del WWF è in particolare il fatto che lo smaltimento della plastica è, a oggi, ancora altamente inefficiente e inefficace, con tassi di riciclo che a livello globale si mantengono addirittura al di sotto della già modesta soglia del 10%. Numeri alla mano, circa 22 milioni di tonnellate di rifiuti plastici entrano nell’ambiente marino e altrettanti in quello terrestre; con la mole produttiva che è per di più responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra.

L’appello del WWF al governo, in questo contesto, è quello di andare oltre il riciclo dei semplici imballaggi e di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo. Una proposta che, perlomeno a livello tematico, pare allineata con le recenti proposte europee di mettere uno stop alle confezioni plastiche più piccole o monouso – proposte che tuttavia hanno trovato, nel contesto nazionale, l’opposizione di Coldiretti e del ministro Lollobrigida.

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Ma torniamo a noi – il rapporto WWF pone il problema riguardante lo smaltimento di tutti quei prodotti in plastica che non possono essere riciclati perché non sono imballaggi, secondo la normativa vigente. Dati alla mano, in Italia ogni anno gettiamo 4mila tonnellate di plastica solo con il consumo degli spazzolini da denti: la lettura del WWF, in questo caso, è che aumentando il riciclo si potrebbe risparmiare più materia prima e, di conseguenza, emissioni di CO2.

Senza una puntuale rivisitazione delle normative, come accennato in apertura, la quantità totale di plastica prodotta si è calcolato che potrebbe triplicare entro i prossimi trent’anni, con conseguente aumento dell’immissione di rifiuti di plastica nell’ambiente: 12 miliardi di tonnellate di plastica potrebbero finire negli ambienti naturali – mare ovviamente compreso.