Semaforo rosso per le attività della flotta italiana lungo il Mare Adriatico: a partire del 30 luglio, infatti, è entrato in vigore il blocco pesca che di fatto congela i pescherecci che salpano dai porti del Friuli Venezia Giulia fino a quelli in Veneto, Dall’Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia, determinando anche uno stop al pesce fresco a tavola. Questa, infatti, è la lettura proposta da Coldiretti, che sottolinea come di fatto i prezzi di vendita al dettaglio per il pesce fresco e refrigerato siano aumentati del 10,4% nel solo mese di luglio a causa degli aumenti ai costi.
Il fermo in questione cade in un momento particolarmente difficile per il settore, poiché va di fatto a sommarsi al caro carburanti che, negli ultimi mesi, è stato motivo di innumerevoli proteste in tutta Italia: rispetto allo scorso anno il prezzo medio del gasolio è infatti praticamente raddoppiato, il che – considerando che oltre la metà dei costi delle aziende ittiche è rappresentato proprio dal carburante – ha pesato in maniera intollerabile sul bilancio delle società della filiera ittica. Coldiretti punta il dito anche contro la stessa Unione Europea, colpevole di aver ridotto a soli 120 giorni – appena un terzo delle giornata annue – le attività di pesca, spingendo diverse aziende al di sotto della sostenibilità economica. Impossibile non parlare, infine, della morsa della siccità: senza il ricambio idrico il livello della salinità lungo la costa Adriatica ha preso ad aumentare, causando ampie perdite nelle produzioni locali di vongole e cozze.