Secondo un italiano su tre (o meglio, il 33,8%) l’inquinamento dovuto ai pescherecci contesto delle attività di pesca è in assoluto la principale minaccia per il benessere dell’ambiente marino. Seguono a ruota il sovra-sfruttamento di alcune specie marine (29,6%), la pesca a strascico (29,5%) e la distruzione dei fondali (27,6%): si tratta di quanto emerso dalla più recente ricerca redatta da Ugl Agroalimentare sul rapporto tra i cittadini e il mondo della pesca, con particolare attenzione alla sostenibilità, salubrità, informazione e disinformazione.
È interessante notare, secondo quanto riportato dalla ricerca, che di fatto appena due italiani su dieci conoscono di fatto l’esistenza dell’Agenzia europea per il controllo della pesca; mentre il 63,4% sa la differenza tra pesca industriale e locale. Altrettanto importante sottolineare come, di fatto, secondo l’88,6% degli intervistati quest’ultima sia nettamente più vicina al concetto di sostenibilità, questa bella parola piena di speranza, e viene anche collegata a concetti piacevoli e comodi come la salubrità. Salubrità, infatti, che secondo gli abitanti dello Stivale è in primis determinata dalla provenienza (28,3%), la conservazione (26,4%) e il modo in cui si pesca (24,7%); anche se di fatto appena in tre su dici si affidano a chi è preposto alla vendita del prodotto ittico. In questo contesto è interessante sottolineare come appena il 14% degli intervistati abbia dichiarato di ricevere comunicazioni sufficienti sui prodotti, mentre addirittura il 66,7% pensa di non riceverne in maniera sufficiente.