Il Mediterraneo è malato. Siete sorpresi? Male: significa che vivete con i paraocchi o che, peggio ancora, scegliete di non vedere. Riferendoci alle notizie del solo arco estivo, per esempio, abbiamo ondate di calore che hanno provocato eventi di mortalità di massa per numerose specie marine, temperature da record e invasioni di meduse; ma naturalmente i problemi attuali affondano in radici ben più profonde. Basti pensare che, secondo una recente stima redatta dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc), più di 30 specie endemiche rischiano di estinguersi entro la fine del secolo, mentre altre 13 si sono estinte nel contesto locale; e che addirittura il 75% degli stock ittici soffre per il fenomeno della pesca eccessiva. Un dato che, oltre a essere già tremendamente eloquente, offre al Mare Nostrum la maglia nera come bacino con il più alto tasso di sovra sfruttamento al mondo.
Come accennato, tuttavia, parlare di “fulmine a ciel sereno” equivale a essere fondamentalmente disonesti: una crisi di questa magnitudine non capita nell’arco di una manciata di mesi, e nemmeno nel corso di un anno. Perché, allora, ne parliamo adesso? Uno studio curato dalla Med Sea Alliance, un’alleanza tra diverse organizzazioni che hanno sede nei Paesi mediterranei, hanno creato un’Atlante per la pesca a strascico nelle aree protette del Mediterraneo; mappando per la prima volta il bacino in questione e portando sotto gli occhi di tutti le violazioni perpetrate dalle attività di pesca a strascico.
“L’analisi presentata nell’Atlante sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati AIS che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante”, ha dichiarato a tal proposito Tony Long, ceo di Global Fishing Watch. In altre parole, l’analisi offerta è ottimista. Secondo quanto emerso dall’Atlante si contano circa 70 casi di infrazioni confermate tra gennaio 2018 e dicembre 2020 e relative a Italia, Turchia, Francia, Algeria e Marocco; con lo Stivale che spicca come unico Paese europeo in cui le autorità di controllo hanno fornito i dati utili.
Dati che, di fatto, raccontano una storia già sentita: tra gennaio 2018 e giugno 2021 ha registrato 85 infrazioni sanzionate, di cui 80 nelle zone di restrizione alla pesca istituite dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo e 5 nelle aree marine protette. “Si tratta di uno studio mai realizzato fino ad ora che mette in evidenza come nelle acque italiane del Mediterraneo le zone tutelate, nella maggior parte dei casi, lo sono solo su carta” ha dichiarato Domitilla Senni, responsabile di MedReAct. “L’Italia, infatti, pur avendo istituito una vasta rete di aree chiuse allo strascico ne ha totalmente trascurato la gestione. Le aree protette, se ben gestite, potrebbero contribuire al risanamento degli stock ittici e al futuro di una pesca più responsabile”.