Poco meno della metà (il 46%, a essere del tutto precisi) dei casi di pesca illegale segnalate dagli agenti delle forze dell’ordine o dalle stesse autorità di settore in tutta Europa avviene in Italia – una cifra che vale al nostro caro vecchio Stivale un primato assoluto nel contesto del Vecchio Continente. È quanto emerso dalla Relazione speciale della Corte dei Conti europea, che ha preso in esame le circa 350 mila ispezioni contro le attività di pesca condotte in maniera illegale comprese nel lasso temporale tra il 2015 e il 2019 nelle acque dei singoli Stati membri.
Il risultato, come già accennato, è inequivocabile – l’Italia indossa una maglia nerissima. È interessante notare, tuttavia, che la relazione segnala variazioni particolarmente notevoli nel contesto delle sanzioni: l’ammenda media inflitta per la stessa infrazione va da circa 200 euro a Cipro a oltre 7mila in Spagna, mentre di fatto sanzioni di natura accessoria come la confisca degli attrezzi la sospensione della licenza di pesca sono applicate solo dall’Italia e pochi altri alcuni Stati membri tra cui Belgio, Danimarca, Francia e Paesi Bassi.
“L’Ue dispone di regimi di controllo per contrastare lo spaccio ai consumatori di prodotti ittici pescati illegalmente” ha commentato la responsabile dell’audit Eva Lindström. “Nonostante tali misure, però, questi prodotti continuano a finire nel piatto dei cittadini dell’Ue e ciò è fra l’altro dovuto al fatto che le verifiche e le sanzioni sono applicate in modo diverso a seconda dello Stato membro”.