Le attività dei pescherecci lungo il tratto centrale del Mare Adriatico si fermeranno il giorno dopo Ferragosto, il 16 agosto 2022, per poi riprendere a settembre inoltrato – il giorno 21, a essere precisi. Il fermo pesca in questione rischia tuttavia di cadere, nel contesto di quest’anno, in un momento difficile: stando alla lettura proposta da Coldiretti Impresapesca, infatti, il blocco delle attività ittiche andrà di fatto a sommarsi ai rincari al prezzo del carburante che, negli ultimi mesi, ha provocato diverse rivolte in tutta Italia; e anche alle linee guida dell’Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per buona parte della flotta italiana ad appena 120 giorni all’anno.
Ma riavvolgiamo un poco il nastro: se infatti le scelte dell’Europa rischiano di trascinare diverse attività al di sotto della sostenibilità economica, la croce più pesante per il settore in questione rimane senza ombra di dubbio quella del carburante. Riportando i dati forniti da Coldiretti, il prezzo medio del gasolio per la pesca è pressoché raddoppiato rispetto all’anno scorso, costringendo la flotta dello Stivale a navigare in perdita o a tagliare ulteriormente le proprie uscite. Un ruolo determinante del definire la crisi attuale, infine, è stato giocato dall’imperversare della siccità, con la mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l’aumento della salinità lungo la costa Adriatica.
“Resta poi il problema che anche quest’anno l’assetto del fermo pesca 2022 non risponde ancora alle esigenze delle aziende e continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale” denuncia infine Coldiretti. “L’obiettivo deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica del settore che rappresenta in molte zone un volano importante anche dal punto di vista turistico”.