Nonostante il posto di rilievo della pesca e dell’acquacoltura nella fornitura di cibo, nutrizione e posti di lavoro in tutto il mondo, il lavoro da fare per garantire che l’ulteriore sviluppo sia sufficiente, inclusivo e soprattutto declinato secondo l’ottica della sostenibilità è ancora molto. Si tratta, in soldoni, del messaggio lanciato dal direttore generale della Fao, Qu Dongyu, che ha aperto la 35/ma sessione del Comitato per la Pesca sottolineando l’assoluta necessità di intensificare gli sforzi del settore in questione verso un percorso più equo e sostenibile, passando attraverso l’eliminazione dell’acquacultura illegale, non dichiarata o non regolamentata e la garanzia di conservazione della biodiversità.
Tra i punti in discussione segnaliamo anche l’attuazione del Codice di condotta per la pesca responsabile, resa ancora più urgente dalle recenti scoperte circa il contributo delle attività industriali nell’ingrossare la cosiddetta isola di plastica. Al fine di supportarne ulteriormente l’attuazione il Comitato inviterà i paesi ad approvare le prime Linee guida volontarie per regolamentare il trasbordo del pesce; il cui obiettivo è quello di dare la caccia alle scappatoie che, a oggi, consentono di trasferire senza previa autorizzazione il pesce proveniente dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata da una nave all’altra e di entrare nel mercato.
“Dobbiamo continuare ad ascoltare le loro esigenze” ha commentato Qu riferendosi ai piccoli pescatori e agli allevatori alle comunità in tutto il mondo “rendendo omaggio a donne, uomini, giovani, Popoli indigeni e comunità rurali che costituiscono la spina dorsale dei sotto settori della pesca su piccola scala e dell’acquacoltura”.