Si torna a parlare di pesca perché è stato deciso un nuovo stop di una settimana dalle Marche alla Puglia: i pescherecci delle Marinerie dell’Adriatico rimarano di nuovo rimanere fermi.
Più precisamente, dal 21 maggio, per sette giorni, le imbarcazioni a strascico delle flotte delle Marche, Abruzzo, Molise e Puglia hanno deciso di rimanere ferme in porto. Questo almeno fino a domenica prossima a causa di un nuovo stato di agitazione.
Più di 150 operatori del settore, fra pescatori e armatori, si sono riuniti nel mercato ittico di Termoli e hanno deciso come procedere. Paola Marinucci, presidente dell’associazione armatori del Molise, ha spiegato che due settimane fa avevano inviato delle richieste al Governo a seguito della riunione tenutasi a Pescara. Ma il Governo non ha ancora risposto, motivo per cui gli operatori hanno deciso di incrociare le braccia e rimanere fermi in porto almeno fino alla prossima domenica.
Marinucci ha poi specificato che non si tratta di uno sciopero, bensì di uno stato di agitazione. La donna ha poi concluso ribadendo che i pescatori non possono continuare ad andare avanti a questo modo: se le cose non cambieranno, qui si rischia che chiudano tutti.
Il focus della protesta è l’aumento dei costi di produzione, in primis quello del gasolio: questi rincari impediscono ai pescatori di lavorare riuscendo ad ottenere sufficienti margini di guadagno. Infatti molti sostengono che, se i costi di produzione dovessero mantenersi così alto, a loro conviene stare fermi al posto di continuare a lavorare in perdita.