Un progetto a medio e lungo termine per eliminare, in maniera graduale, le attività di pesca di fondo da tutte le aree marine protette entro il 2023. La proposta, presentata dalla Commissione europea nell’ambito del pacchetto pesca sostenibile presentato oggi martedì 21 febbraio, mira naturalmente a tamponare le ormai ben conosciute conseguenze negative delle operazioni come lo strascico, con le reti che, trascinandosi di fatto sul fondale marino, vanno a “grattare” tutto ciò che incontrano sul loro cammino innescando, nei casi peggiori, il fenomeno della desertificazione e comunque determinando danni più o meno ingenti al delicato ecosistema marino.
La proposta della Commissione europea e la tabella di marcia
Il problema, come abbiamo appena avuto modo di spiegare, è ben noto nella filiera della pesca e dell’acquacoltura; tanto che non mancano le iniziative e i progetti per mettere un freno alle attività di questo tipo: pensiamo, per esempio, al progetto SATURN, un sistema di difesa che verrà “installato” presso l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre, in Sardegna; o ancora ai dissuasori piazzati sul fondale marino presso le acque che lambiscono il Comune di Cagliari lo scorso autunno.
Ma torniamo alla proposta più recentemente presentata dalla Commissione europea che, come riportano i colleghi dell’ANSA, pone agli Stati membri un obiettivo non vincolante. Al di là della tutela delle aree marine protette, per di più, il piano prevede una serie di misure per aumentare la selettività delle catture e al contempo migliorare la trasparenza per l’attribuzione delle quote pesca a livello nazionale in modo tale da premiare le pratiche sostenibili e le attività di piccola pesca.
“Chiederemo agli Stati membri di darci una tabella di marcia entro il 2024″ fanno sapere le autorità europee. “Crediamo siano tutti consapevoli della necessità di fare progressi sulla pesca sostenibile e la tutela degli ecosistemi, soprattutto nel Mediterraneo. La politica comune della pesca datata 2013 ha tutti gli strumenti per affrontare le sfide della sostenibilità, ma serve applicarla pienamente”.
Insomma, il capitolo sostenibilità è ancora in pieno “lavori in corso” per quanto riguarda il contesto del Mediterraneo. “Solo dopo una piena applicazione del Piano il Mediterraneo occidentale potremo tirare le somme” ha commentato a tal proposito il Commissario Ue alla pesca Virginijus Sinkevicius. Ringrazio le comunità della pesca” del Mediterraneo, “che stanno facendo grandi sforzi” per riportare lo sfruttamento degli stock ittici a livelli sostenibili. Il piano per il Mediterraneo, che coinvolge Italia, Spagna e Francia, “è pensato proprio per garantire la pesca sostenibile, che fa parte della cultura e dei mezzi di sostentamento delle comunità costiere, alle quali dobbiamo continuare ad assicurare un settore profittevole e resiliente”.