Pesca a strascico: il ministro Francesco Lollobrigida si oppone al divieto europeo

Il ministro Francesco Lollobrigida boccia la proposta della Commissione Eu di vietare la pesca a strascico nelle aree protette.

Pesca a strascico: il ministro Francesco Lollobrigida si oppone al divieto europeo

Ok, prima di partire un poco di contesto: divieto europeo? Ma a cosa ci stiamo riferendo? Un mesetto fa circa la Commissione europea propose un progetto che prevedeva di eliminare, in maniera graduale, la pesca a strascico da tutte le aree marine protette entro il 2030. L’iniziativa, inquadrata nell’ambito del più complesso pacchetto pesca sostenibile, è stata discussa in data 20 marzo a Bruxelles nel contesto dell’ultimo consiglio AgriFish, ove gli Stati membri hanno potuto scambiarsi le proprie opinioni a proposito del sopracitato pacchetto. Come accennato la Commissione spinge per misure fortemente improntate nell’ottica della sostenibilità, ma molti Paesi dell’Ue hanno reagito presentando dubbi, perplessità e timori. Tra i detrattori delle proposte europee c’è anche il nostro Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Pesca a strascico, sì o no: il timore delle ripercussioni economiche

pesca

“L’attenzione all’attuazione di misure ambientali e al raggiungimento della neutralità del carbonio non può andare a scapito della sicurezza alimentare dell’Ue e dei mezzi di sussistenza delle comunità costiere, in particolare date le attuali sfide che il settore deve affrontare” ha sintetizzato Peter Kullgren, ministro svedese per gli affari rurali, che ha coordinato la riunione tra i ministri. Se l’intervento di Kullgren vi pare familiare, è perché di fatto riporta le stesse preoccupazioni emerse nell’Europarlamento per quanto riguarda il taglio dei pesticidi, dove il raggiungimento dell’equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica sta spaccando la discussione.

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Ma torniamo a noi: la proposta dell’eliminazione della pesca a strascico è di gran lunga quella che ha sollevato le perplessità maggiori. Lollobrigida ha spiegato, concluso il Consiglio, che una misura di questo genere “ci preoccupa particolarmente, ci preoccupa il modello” in quanto potrebbe portare a “delle forti controindicazioni e meno vantaggi di quelli che si prefiggeva”.

La pesca a strascico, com’è noto, è una pratica che favorisce la desertificazione dei fondali, che vengono fondamentalmente raschiati dagli attrezzi impiegati per la cattura dei molluschi che si annidano nel substrato. “L’Italia condivide la necessità di individuare strumenti più efficaci per ridurre le catture indesiderate e i rigetti in mare” ha spiegato Lollobrigida, chiedendo tuttavia di “valutare meglio i tempi e le modalità di attuazione di questi processi per evitare che si disperdano obiettivi difficilmente realizzabili”.

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“Attribuire a questo sistema di pesca l’esclusiva responsabilità del depauperamento dei fondali marini e delle risorse ittiche appare una semplificazione” ha poi continuato. È bene notare che l’Italia non è sola in questo appello: la Francia, ad esempio, ha chiesto delle deroghe per la pesca artigianale; e diversi altri Stati membri hanno chiesto di ottenere degli studi sul campo in modo da valutare l’impatto delle flotte delle singole nazioni.

Lollobrigida, in conclusione, si augura che venga individuata un piano di azione ” che permetta a tutte le nazioni di sopportare eventuali oneri dovuti alla sostenibilità per esempio ambientale, che siano compensati però dalla possibilità di avere una sostenibilità economica e quindi sociale conseguente che sia tollerabile”.