Retromarcia sulla retromarcia sull’inversione a U – Pernod Ricard, colosso delle bevande alcoliche, ha appena annunciato la propria intenzione di cessare l’esportazione e la distribuzione dei propri prodotti in Russia. Una decisione decisamente travagliata, composta di ripensamenti non sempre limpidi; una lunga storia che trova il suo primo, fondamentale capitolo nel marzo del 2022, a una manciata di giorni dall’invasione delle forze armate del Cremlino ai danni della vicina Ucraina: Pernod Ricard si accoda a quel grande esodo di aziende occidentali che, in segno di solidarietà e protesta verso la guerra, decidono di cessare le operazioni in territorio russo. Poi, come accennato, c’è stato un “piccolo”, critico e criticatissimo, ripensamento.
Pernod Ricard saluta la Russia: il caso Absolut Vodka
Facciamo un piccolo salto temporale: siamo a metà aprile e Pernod Ricard decide di aprire il rubinetto a destinazione Mosca di Absolut Vodka, importante marchio appartenente al portafoglio del colosso francese. Una scelta che, come potrete immaginare, innesca accesissime proteste con epicentro in Svezia, dove il gruppo Svenka Brasserie addirittura decide di non vendere più alcolici facenti capo a Pernod Ricard.
Parola d’ordine sabotaggio, insomma. La protesta trova piena risonanza anche nelle autorità governative svedesi, tant’è che fioccano termini come “caduta morale” e “vergogna”; e Pernod Ricard si ravvede e decide di chiudere di nuovo il rubinetto di Absolut Vodka verso la Russia.
La frittata però era già fatta, come si suol dire – stando a quanto lasciato trapelare, la decisione finale di Pernod Ricard di interrompere gli affari in Russia ha radici proprio nella raffica di feroci critiche affrontate nel corso delle ultime settimane, con la società stessa che ha confessato di essere arrivata a questa conclusione “per proteggere i nostri dipendenti e i nostri marchi”.
Un bel pasticcio, soprattutto per i circa trecento dipendenti russi che, di fatto, si trovano senza lavoro. “Stiamo valutando come adattare la nostra organizzazione locale alla luce di queste decisioni, nel pieno rispetto di tutte le normative legali locali” ha commentato il colosso delle bevande alcoliche. “Dallo scoppio della guerra il nostro principio guida è stato il benessere dei nostri team ovunque si trovino e continueremo a supportare i nostri dipendenti locali durante questo processo”.
Tempo di scrivere la parola “fine”, dunque – o almeno fino alla prossima retromarcia. La decisione, stando a quanto riportato dalle agenzie stampa, costerà a Pernod Ricard la perdita di un mercato – quello russo, per l’appunto – responsabile per il 3% dei suoi introiti complessivi.