La settimana scorsa Pernigotti, sinonimo di cioccolato italiano nell’immaginario collettivo, in realtà proprietà della famiglia turca Toksoz dal 2013, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure, in viale delle Rimebranza dal 1944, il solo rimasto in Italia a produrre i mitici gianduiotti.
[Pernigotti: la proprietà turca chiude lo stabilimento di Novi Ligure]
Allo stesso tempo, 100 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione nel periodo compreso tra il 3 dicembre 2018 e il 2 dicembre 2019, con una spiegazione vaga se non proprio incomprensibile:
”La produzione dei cioccolatini, gianduiotti compresi, verrà esternalizzata unicamente presso il territorio nazionale”. La proprietà ha anche aggiunto che “si sta procedendo all’individuazione di partner industriali in Italia cui affidare la produzione”.
[Made in Italy: 12 marchi dolorosamente (s)venduti allo straniero]
Oggi i lavoratori Pernigotti si ritroveranno a Roma convocati dal ministero dello Sviluppo economico. Il tavolo è stato voluto da Luigi Di Maio per valutare le ipotesi di salvataggio dell’azienda centenaria.
Tra le altre, è spuntata anche la possibilità che la regione Piemonte, attraverso la finanziaria Finpiemonte, possa acquisire il marchio Pernigotti, i brevetti, compreso lo stabilimento di Novi Ligure.
[Crediti | Corriere della Sera]