L’annuncio ufficiale è arrivato: l’apertura della sede napoletana del Crazy Pizza di Flavio Briatore è ormai imminente e, come sempre accade con qualsiasi nuova avventura del patron del Twiga, le reazioni non sono mancate. C’è chi è più diplomatico come Alessandro Condurro che fa auguri corporate -”siamo ben felici che un gruppo così importante venga a Napoli a creare impresa”- chi come Errico Porzio ci tiene a fare dei distinguo, ben specificando la diversità di fondo tra un Crazy Pizza e una pizzeria napoletana, sia mai che qualcuno si confondesse, un coro di voci che ha reso ancora più palese il fatto che non ci fosse nulla da dire.
Poteva mancare?
Tra l’invenzione di una pizza già vecchia di decenni e la stampa di un suo cartonato a grandezza naturale, il radar di Gino Sorbillo si è attivato, rivelando che il suo più grande timore era in quel momento realtà: qualcuno a Napoli stava parlando, e lui non era l’argomento della discussione, urge intervenire.
E l’intervento è certo da par suo, amplificando a dismisura il vuoto: “Napoli è capoluogo della tradizione ma anche dell’innovazione”. Tradizione è innovazione, le parole d’ordine del nulla gastronomico. Il fatto che il capoluogo partenopeo potesse anche essere una “splendida cornice” per l’imprenditoria deve essergli sfuggito, peccato.
Briatore vs. la pizza
D’altronde il duo Briatore/Sorbillo sembra ormai lavorare di concerto, riuscendo ad alimentare le cronache per giorni con i loro botta e risposta, come accaduto nella primavera appena trascorsa, evitando però sempre accuratamente di dire cose sensate riguardo l’argomento che in tutta questa ridda di polemiche ci sta più a cuore: la pizza. Una specialità in cui l’inventore di Crazy Pizza vanta performance olimpiche.
Tra errori di pronuncia (pomodorini del Piennòlo invece di Piénnolo), dichiarazioni su impasti senza lievito e non fermentati che hanno provocato scompensi cardiaci in migliaia di professionisti, arrivando a definire quello delle sue pizzerie un format di “fine dining”, con buona pace di chi si è guadagnato una stella Michelin senza spettacoli circensi tra i tavoli, come i pizzaioli acrobatici nelle insegne briatoriane. Sta a vedere che quando Ducasse auspicava i riconoscimenti della guida rossa per le pizzerie parlava proprio di Crazy Pizza. E sì Gino, tranquillo, sicuramente si riferiva anche a te, non serve intervenire.