Guai a dire che i francesi non siano eloquenti, nelle loro proteste. Un anno fa circa quintali di letame scaricati davanti a McDonald’s e uffici statali; e ora bottiglie di vino mandate in frantumi davanti ai punti vendita di casa Lidl nella bassa Valle del Rodano. I nostri protagonisti sono i viticoltori, la pietra dello scandalo i prezzi a scaffale.
Jordan Charransol, presidente dei Giovani Agricoltori del Vaucluse, ha accusato i supermercati di avere effettuato un “declassamento” dei vini a denominazione Côtes-du-Rhône. La matematica, d’altro canto, parla chiaro: il costo di produzione – spiega ancora Charransol – si tiene sull’euro e 40 al litro, mentre i supermercati lo acquistano a 80 centesimi il litro per poi rivenderlo a meno di un euro e settanta.
Vino venduto come bibite e la crisi francese
Il dado è tratto, insomma. “Tagliando in questo modo i prezzi stanno distruggendo la viticoltura” ha continuato Charransol. Il suo appello è rivolto anche e soprattutto ai consumatori: “Sanno bene che un prezzo così basso non è sufficiente a pagare il viticoltore, e dunque non dovrebbero comprare questi vini”.
Parte così la protesta: eloquente ed evidentemente simbolica. La risposta di Lidl, naturalmente, non si è fatta attendere: il colosso della GDO ha affermato di rappresentare “solo il 7% della distribuzione dei supermercati in Francia” e che pertanto “non può assumersi la responsabilità dell’intero settore”.
Come se non bastasse, la catena di supermercati ha aggiunto che i suoi “prezzi di acquisto sono in linea con il resto del mercato e non sono affatto inferiori a quelli di altri in questo settore”. Come a dire: non siamo colpevoli e se lo siamo sappiate che non siamo i soli. Beh, non si sbagliano.
Non è certo la prima volta che i prezzi del vino francese conquistano l’alloro della cronaca e infiammano i viticoltori d’Oltralpe. Solamente la scorsa primavera i produttori di Bordeaux organizzarono una protesta dai toni simili dopo avere scoperto che nei supermercati Carrefour i loro vini erano venduti a meno delle bibite.
Insomma, c’è tensione. In Francia come nel resto del mondo i consumi di vino sono in netta contrazione, con rapporti annuali densi di segni in rosso e regioni storiche che stanno estirpando i propri vigneti in un chiaro tentativo di riposizionamento. E le proteste, ne siamo pressoché certi, continueranno.