Il Mercato Centrale di Roma, che oggi Il Foglio descrive come “isola felice accanto alla stazione Termini in una zona dove tutto è sbrecciato e sporco e rotto, e dove l’illegalità è diffusa” è stato chiuso con tanto di sigilli dell’Asl.
Motivo? Ve lo traduciamo dal burocratese: due banchi alimentari che hanno esercitato l’attività in assenza di spazi, attrezzature e impianti idonei allo svolgimento dell’attività (nel burocratese del verbale il motivo era “ripetuta inottemperanza di prescrizioni notificate per la presenza di non conformità rilevate nel corso di ripetuti sopralluoghi effettuati”).
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Com’è possibile –mugugnerete voialtri lettori assidui di Dissapore– visto che ci avete sempre raccontato quel posto come una corte del gusto infarcita di guru à la Gabriele Bonci, un grande hall del cibo con 19 botteghe (dal macellaio filosofo, Roberto Liberati, a Stefano Callegari, inventore del trapizzino fino alle forme diversamente profumate di Beppe e i suoi formaggi) prima meta di clochard e oggi ritrovo per 6.000 persone al giorno, con punte di 12-14 mila?
In effetti, la qualità non c’entra granché con la chiusura a tempo indeterminato.
Tutto inizia il 20 dicembre scorso, quando gli ispettori dell’Asl contestano a due banchi alimentari la pulitura dei carciofi in pubblico. Pulire gli ortaggi tanto cari alla cucina romanesca in un luogo di passaggio potrà apparire romantico ai più, ma è contrario alle norme igieniche.
A contestazione avvenuta, Umberto Montano, proprietario del Mercato Centrale, che lo scorso anno ha aperto la sede di Termini dopo il successo di Firenze –stesso format, altre botteghe–, decide per la pulitura dei carciofi dietro una bacheca di vetro per evitare che l’operatore si trovi a contatto con il pubblico.
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Così facendo, pensa arbitrariamente e senza aver sentito la dottoressa Cappiello, la funzionaria dell’Asl che ha imposto il divieto, di salvare capra e cavoli: l’operazione viene ancora mostrata ma il contatto con il pubblico è limitato.
Autogol di Montano. La dottoressa Cappiello non gradisce l’intraprendenza e, trascorsi i 30 giorni utili per correre ai ripari, punisce inflessibile la mancanza.
“Mi assumo la responsabilità dell’errore perché è stata una mia interpretazione sbagliata del verbale relativo al banco dove si puliscono i carciofi, ma la funzionaria dell’Asl si è sentita profondamente indispettita”, spiega l’imprenditore toscano al Foglio, “avrà pensato: siccome non fai quello che mi aspetto, ti faccio vedere che hai mille altre cose che potrei contestare”.
Così il Mercato Centrale di Roma, aperto tutti i giorni dalle 7.00 alle 24.00 e provvidenziale per una sosta nei pressi della Stazione, viene chiuso per quella che, sempre secondo Montano, è “una sciocchezza legata a magazzini, che avrebbero i piani di appoggio non perfettamente lavabili o qualche pezzo di pavimento non ricoperto così come prescritto dalle norme”.
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Ad ogni modo, non allarmiamoci più del dovuto, probabilmente il Mercato Centrale riaprirà entro pochi giorni. Montano si è già messo in regola e attende intrepido il lasciapassare dell’Asl.
Tra mea culpa e prese d’atto, non esita a commentare: “Mi pesa la punizione, che trovo smisurata rispetto all’inadempienza”.
[Crediti | Il Foglio ]