“Siamo davanti a una grande distruzione creativa“. A parlare è Riccardo Illy, il tema è lo stato del mondo e, in modo quasi collaterale ma di certo non incidentale, quello dell’Italia. E non temete: l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia non indossa casacca, e dispensa cartellini gialli da una parte e dall’altra.
Nel corso di una intervista con Antonello Caporale per Il Fatto Quotidiano il nostro, l’avrete intuito, ha parlato anche e soprattutto di politica. E le sue idee sono tanto nitide da essere quasi lapidarie. Un esempio su tutti? Beh, c’è il giudizio su Elly Schlein, che per il Partito Democratico è una iattura. Tradotto: una sventura.
E Giorgia Meloni?
Tempo al tempo. Partiamo, com’è consuetudine, dallo scenario. “Il centrodestra è al governo senza aver conquistato la maggioranza” spiega Illy, “il centrosinistra è all’opposizione perché non sa mettere insieme la propria larga forza”. Insomma: quel che succede quando una forza perfettamente arrestabile incontra un oggetto tranquillamente mobile. Poi arriva la stoccata, se così vogliamo definirla, a Schlein.
La segretaria del Partito Democratico, spiega il nostro, “privilegia un approccio estremistico che non aiuta a creare una coalizione. Magari ingrassa il suo partito, ma svuota il resto”. Come promesso, però, ce n’è anche per Giorgia Meloni. Il suo difetto critico? Uno sguardo un po’ troppo appannato.
“Tutto ciò che dura più di qualche mese è fuori dalla sua portata interpretativa“, spiega Illy facendo riferimento a Meloni. “Non ha interesse nel futuro, le preme il qui e ora”. La Presidente del Consiglio non saprebbe “che non è solo l’Occidente a non fare figli, anche i paesi musulmani iniziano a situarsi sotto la soglia della regressione demografica”, che “in Italia il rifiuto dell’immigrato produrrà dolori per la società e la sua economia”, e che “i redditi del ceto medio e medio basso sono troppo inferiori alla media europea”.
L’occasione è matura per parlare anche dell’elefante nella stanza. O meglio, nel Paese: le pensioni. Per Illy “è una pazzia immaginare di mandare tutti in pensione a 67 anni. Per i lavori non usuranti è del tutto praticabile avanzare fino ai settanta. Si è sani, si è in forma”.