Per l’Università di Torino la carne coltivata s’ha da fare, con un crowdfunding naturalmente

La carne coltivata in Italia è già (quasi) realtà grazie al crowdfunding lanciato dall'Università di Torino.

Per l’Università di Torino la carne coltivata s’ha da fare, con un crowdfunding naturalmente

Era ora. Anche l’Italia entra finalmente nella ricerca e sperimentazione sulla carne coltivata. La notizia bomba, almeno per il governo che finora si era strenuamente (e senza troppo successo) opposto, arriva fresca fresca dall’Università di Torino. Che dall’altoparlante accademico di UniTo News annuncia un crowdfunding per far partire il progetto innovativo e primo nel suo genere in Italia.

Il crowdfunding CultMeat

cultmeat-crowdfunding

C’è carne sul fuoco, è proprio il caso di dirlo. La campagna CultMeat promossa dal team di ricerca dell’Università di Torino per finanziare la raccolta fondi sta già arrivando a destinazione. Il crowdfunding è stato lanciato su Ideaginger.it aka “la piattaforma con il tasso di successo più alto in Italia”. CultMeat è stato selezionato con la terza edizione del bando Funds TOgether, programma di finanziamento alternativo per la ricerca e l’innovazione sviluppato insieme a Ginger Crowdfunding che gestisce la piattaforma.

Al di là dei tecnicismi, in soldoni (veri) come stiamo messi? Pare molto bene: dall’annuncio pochi giorni fa la campagna ha già raccolto oltre 10.000 euro grazie al supporto di 235 donatori. Un obiettivo è già stato raggiunto: la cifra infatti corrisponde al minimo indispensabile per ottenere la linea di cellule suine da cui partire. E che peraltro è già in via di raddoppio grazie a un ulteriore contributo di 10.000 euro da parte dell’Università stessa.

“Il crowfunding si sta dimostrando uno strumento straordinario per coinvolgere le persone in questa sfida scientifica” ha commentato Alessandro Bertero, docente e ricercatore del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute UniTo e leader scientifico del progetto. “Una risposta così rapida e numerosa da parte dei sostenitori ci emoziona e conferma quanto sia sensibile la comunità al tema della nostra ricerca e dei suoi risvolti”.

Gli obiettivi della ricerca

Carne coltivata in laboratorio

Quale ricerca, quali risvolti? La risposta arriva dall’artigianale ma efficacissimo video Youtube postato sul sito web del crowdfunding. “Oh, ma quanto sarebbe figo se ci fosse la carne coltivata?”. Il punto in sostanza è proprio questo: immaginare una cena tra amici nel 2034 in cui tutti, a prescindere dalle preferenze e intolleranze alimentari, concordano sulla carne coltivata. Cibo anti allergie, senza problemi etici, a bassissimo contenuto di emissioni e, rispetto alla carne convenzionale, a costi irrisori di produzione.

Più di un italiano su due proverebbe la carne coltivata Più di un italiano su due proverebbe la carne coltivata

Il video rivela anche che all’MBC di Torino i ricercatori stanno già da tempo lavorando sulla carne coltivata. E che, rispetto ad altri, hanno un vantaggio: un metodo innovativo di produzione che non richiede i costosissimi reagenti normalmente usati per trasformare le cellule staminali isolate in veri e propri (e soprattutto appetibili) tessuti. La campagna fondi dunque ha come obiettivo l’acquisto di un bioreattore, macchinario ultra avanzato che permette di gestire molte più cellule, favorirne l’espansione e scalare il processo per una produzione meno costosa e più efficiente di carne coltivata.

E non ci si ferma qui. Lo afferma la ricercatrice del team CultMeat Sveva Bottini: “Dedicheremo i fondi in più all’acquisto di un coltivatore, uno strumento che, come una sorta di fermentatore, ci permetterà di lavorare con volumi e quantità sempre più alti in modo da facilitare il passaggio dalla ricerca alle produzioni industriali”. Dalle stalle alle stelle, di quelle che illuminano una via possibile e alternativa basata sul sapere (illuminato) scientifico.

Come e perché sostenere il progetto

alessandro-bertero-post

Nel video appare anche Lù Casini, responsabile del progetto che ci spiega meglio il what and why della sfida UniTo. “La carne coltivata è biologicamente identica a quella che conosciamo, ma viene prodotta con un impatto ambientale estremamente ridotto rispetto a quello degli allevamenti. Attraverso l’uso di cellule staminali animali possiamo ottenere tessuti muscolari in un ambiente controllato utilizzando un metodo che, una volta ottimizzato, potrebbe rivoluzionare l’industria alimentare”.

Aggiunge Sveva Bottini: “La carne coltivata può rappresentare una risposta concreta ai problemi ambientali e culturali che il nostro sistema alimentare non può più ignorare. Ridurre il consumo di risorse naturali, abbattere le emissioni di CO2 e garantire il benessere animale sono tutti obiettivi che questo progetto si propone di raggiungere”.

Conclude l’appello Alessandro Bertero, attivissimo anche su X. “Quindi continuate a sostenerci, abbiamo ancora bisogno del supporto di tutte le persone sensibili alla necessità di rendere più etica e rispettosa dell’ambiente la nostra alimentazione. Per ringraziare i nostri sostenitori abbiamo ideato tante ricompense, tra cui anche la possibilità di visitare i nostri laboratori e conoscere in modo unico il nostro progetto”.  Per partecipare con una donazione basta procedere con pochi clic su CultMeat – coltiviamo la carne per un futuro più sostenibile.