Per Lollobrigida le etichette informative sul vino sono “una follia”

Nuova polemica contro le cosiddette ‘etichette shock’ che vorrebbero informarci sui rischi dell'alcol, compreso il vino.

Per Lollobrigida le etichette informative sul vino sono “una follia”

Le parole sono importanti, diceva qualcuno. Specie quando sono scelte accuratamente da chi detiene potere o interesse. Le parole denotano e connotano, formano opinioni, modificano la percezione, influenzano azioni. Ne sa qualcosa Francesco Lollobrigida, che ama definire soprattutto quello che non gli va a genio. Stavolta tocca alle etichette informative sul vino proposte dalla Commissione UE per notificare i consumatori sui (verificati) rischi del bere alcol. Nel gergo lollobrigidiano sono ufficialmente diventate ‘etichette shock’.

“È semplicemente una follia”

francesco Lollobrigida

Questo il commento di Lollobrigida a proposito dell’ultimo documento di lavoro presentato a Bruxelles sulla prevenzione contro il cancro. Il BeCa (Beating Cancer) è il piano messo a punto nel 2021 in Commissione Europea, che prevede misure per limitare i rischi dell’insorgenza di tumori sul piano pratico. Non solo ricerca e riconoscimento dei sintomi dunque, ma anche marketing, commercializzazione, tassazione di certi beni di uso quotidiano. Tra le proposte compaiono le avvertenze sanitarie in etichetta, simili a quelle sulle sigarette.

L’alcol però resta ancora un tasto dolente. Di fronte alla nuova revisione del documento pubblicata a febbraio, il ministro dell’agricoltura ha subito parlato di ‘etichetta shock’. E riguardo alla proposta in sé, è un “tentativo di criminalizzazione del vino che non ha alcun tipo di senso”. Dove l’avevamo già sentita? Ma certo, giusto un anno fa era stata dedicata al lavoro di Food for Profit. In quel caso c’era di mezzo l’industria della carne, e il documentario era stato accusato di “criminalizzazione generalizzata dei nostri allevatori”.

Sempre a proposito di carne, ricordiamo un’altra perla linguistica del ministro. Che per anni si è accanito sull’uso di ‘sintetica’ per definire la carne coltivata. L’aggettivo sintetica funziona (per chi è contro naturalmente) perché dà l’idea di cibo falso, artefatto, una diavoleria scientifica che nulla ha a che fare con i nostri pascoli verdi e infiniti. Peccato che erba e prati nell’industria nostrana non esistano, come dimostrato più volte da Report e Giulia Innocenzi fra gli altri. Lo stesso vale per le galline felici e, no signor ministro, anche se parli alle mucche non significa che se la passino bene.

“L’alcol nuoce gravemente alla salute”

vino calice

Una riga che a quanto pare scatena il panico. Dalla prima pubblicazione del BeCa nel 2021, intere nazioni europee si erano messe di traverso alla proposta della dicitura in etichetta. Francia, Spagna, Italia, guarda caso tutti i maggiori produttori di vino. Accolta invece dall’Irlanda (che dovrà applicarla a tutti i prodotti contenenti alcol entro il 2026) e più recentemente dagli Stati Uniti.

In Italia a fare la voce grossa erano e sono i soliti sospetti: Coldiretti, Filiera Italia, Unione Italiana Vini. Cui si aggiunge più forte di tutti quella del ministero dell’agricoltura. Peccato però che di fronte all’evidenza scientifica strepitare servi a poco. La ricerca Oms negli ultimi anni ha decretato che “nessuna quantità di alcol è sicura”, in barba al bere moderato e ai presunti miracolosi effetti del resveratrolo.

Il consumo di alcol aumenta il rischio di tumori, punto. Tuttavia i consumatori non lo percepiscono, o almeno non al pari del fumo. Consapevolezza che, a a sua volta, è stata resa possibile dall’efficacia di avvertenze sanitarie anche scioccanti su confezioni e pubblicità. Indi per cui torniamo al punto di partenza, all’etichetta cosiddetta shock. Che in un paese normale si sarebbe definita ‘opportuna’ o per lo meno ‘completa’.