Pensare alla zebra e non al cavallo, sentendo rumore di zoccoli. Ecco ciò che ha fatto il Ministro Francesco Lollobrigida che, nelle ore più calde dopo la morte di Satnam Singh, si è tardivamente esposto con le proprie considerazioni. Prendere una posizione è cosa buona e giusta, peccato che l’abbia fatto concentrandosi sul focus sbagliato ovvero l’immigrazione irregolare e non il caporalato. Soprattutto, nessun cenno nemmeno al “datore” di lavoro italiano che lo ha letteralmente abbandonato in condizioni inenarrabili.
Insomma, far politica – sfruttando, per di più nel modo sbagliato, un tremendo caso di cronaca – viene prima di ogni cosa. Così come la generalizzazione per smorzare la gravità dell’accaduto. Ed è accaduto che un bracciante indiano era sfruttato in nero da un italiano, il quale lo ha abbandonato morente e mutilato (causa incidente sul lavoro, dinamica da chiarire) sul ciglio della strada senza nemmeno preoccuparsi troppo dei testimoni o della moglie.
Satnam Singh simbolo dell’immigrazione irregolare
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Quando, invece, dovrebbe essere simbolo dell’agricoltura fondata anche sul caporalato. Quell’agricoltura tanto cara al nostro Ministro Lollobrigida. Come abbiamo evitato di fare in occasione della prima volta che Lollo si è esposto su questo caso – perché concentrati sull’ingiustificabile ritardo con cui ha dato la propria opinione – nemmeno questa volta ci soffermeremo a giudicare la validità del suo discorso sull’immigrazione. Perché il proposito di controllare i flussi di immigrazione e regolarizzarli può essere anche condivisibile. Il punto è che, in questo caso, l’irregolarità nell’immigrazione è solamente il quadro generale e generico usato per spostare l’attenzione dal vero problema: i datori italiani che vivono grazie al caporalato, arruolando disperati tra cui ci sono anche immigrati.
Le parole di Lollobrigida, dunque, considerato il contesto al quale sono state dedicate – la morte del bracciante – suonano davvero fuori luogo e fuorvianti: “Abbiamo voluto iniziare l’incontro ricordando la terribile vicenda di Satnam Singh, ribadendo l’importanza di promuovere flussi di immigrazione regolare, con particolare attenzione alla formazione nei paesi di origine dei lavoratori non solo dal punto di vista professionale, ma anche sui diritti sindacali di cui godono in Italia. Solo attraverso un’immigrazione ben regolata e qualificata possiamo garantire un’integrazione efficace, in grado di dare una prospettiva di futuro per chi arriva e un valore aggiunto per le nostre imprese“.
Valore aggiunto per le imprese fondate sul caporalato
Ribadiamo: nessun cenno al caporalato e al soggetto italianissimo che ha compiuto – probabilmente in virtù del suo potere, e ci fermiamo qui perché la situazione è ancora poco chiara e in fase di indagini – un atto disumano nei confronti di una persona. No: il problema è “l’immigrazione irregolare”, che va regolarizzata così che automaticamente sia un valore aggiunto per le nostre imprese. Certo, andrebbe proprio così. Perché non pensare, invece, a come bloccare ed eliminare quelle nostre care e preziose imprese agricole fondate sul caporalato e sullo sfruttamento dell’immigrazione irregolare che – a parole – tanto si condanna?