No, non ci riferiamo a quei casi in cui animali più o meno consapevoli finiscono birra e vino e chissà che altro abbandonati da umani più o meno maleducati, come l’ormai famoso caso dei procioni tedeschi appassionati di birra. O almeno non solo, ecco. La questione è più semplice: bere alcol non è un’attività esclusivamente umana, e con ogni probabilità non lo è mai stata.
Uno studio dell’Università di Exeter, eloquentemente intitolato The evolutionary ecology of ethanol, ha posto la luce dei riflettori sul consumo di etanolo – o alcol, per l’appunto – nel mondo naturale.
Ma perché gli animali bevono alcol?
Un po’ di storia, giusto per costruire un po’ di contesto. Secondo gli studiosi coinvolti nello studio fu addirittura durante il Cretaceo (periodo che va da 145 a 66 milioni di anni fa) che l’alcol divenne comune in natura. Come?
Beh, più o meno con le stesse modalità con cui è prodotto oggi: alcuni lieviti selvatici facevano fermentare gli zuccheri presenti nella frutta e nel nettare di alcune piante da fiore, et voilà. Sono passati diversi milioni di anni, ma le regole del gioco sono ancora le stesse.
Vien da sé, dunque, che gli animali che si nutrivano (e si nutrono) di questa frutta fermentata erano (e sono) esposti a un certo livello di etanolo; e alcune specie sembrano cercarlo attivamente. Un esempio?
Pensiamo agli scimpanzé, noti anche per la loro abitudine di consumare della linfa di palma fermentata. In questi casi, spiegano gli scienziati, è plausibile che l’etanolo sia presente a livelli tali da stimolare una risposta fisiologica. Da farli ubriacare un poco, tanto per intenderci.
Può essere divertente immaginarsi gruppi di scimmie che si trovano il sabato sera per un aperitivo, ma è bene notare che l’ebbrezza dell’ebbrezza non è (quasi mai) l’obiettivo di questi animali. “Come potrete immaginare non è vantaggioso essere ubriachi mentre ci si arrampica sugli alberi o si è circondati dai predatori notturni” ha fatto notare Matthew Carrigan del College of Central Florida, uno degli autori dello studio. È una sfida, dottor Carrigan?
C’è tuttavia chi fa notare che, in alcuni casi, l’influenza degli alcolici possa generare anche una serie di vantaggi: “Sono state avanzate idee secondo cui l’etanolo può attivare il sistema delle endorfine e della dopamina” ha spiegato Anna Bowland dell’Università di Exeter. “Questo genererebbe delle sensazioni di rilassamento che potrebbero avere benefici in termini di socialità“. Sono proprio come noi, insomma. E non è tutto.
Una delle letture più interessanti proposte dallo studio è che questa capacità di attivazione delle endorfine potrebbe aver contribuito alla formazione di gruppi sociali del genere umano, consentendo a individui separati di legarsi “con tempi di interazione ridotti”. I famosi freni inibitori sciolti sul fondo di un bicchiere, no?