Mentre la cosiddetta protesta dei trattori prosegue in tutta la sua intransigenza – recentissima è la notizia che ha visto l’Unione europea piegarsi, almeno per ora, a parte delle loro richieste – le autorità governative sono chiamate a commentare. Vi ricordiamo che la questione, per quanto nelle ultime ore sia degenerata nel vandalismo (una delle state davanti al Parlamento Eu è stata distrutta e data alle fiamme) e in una fermezza che si potrebbe definire irragionevole (gli agricoltori vogliono i fondi ma non sottostare alle condizioni dell’Europa, che è un po’ come mangiarsi una torta intera e volere mantenere la linea), rimane complessa e delicata.
Per farvela breve, la protesta dei trattori è stata innescata dal culminare di una serie di problemi economici come la riduzione dei sussidi in un momento di evidente difficoltà economica e l’introduzione di politiche ambientali che, secondo la spietatezza del mercato, potrebbero favorire importazioni da paesi con norme meno severe con cui sarebbe impossibile competere. Questioni legittime, certo, ma che dovrebbero essere inquadrate tenendo conto della sempre più pressante questione ambientale. Giorgia Meloni non pare essere di questa idea, però.
I commenti di Giorgia Meloni sulla protesta dei trattori
Così, mentre tra le strade di Bruxelles – e del resto del Vecchio Continente – echeggia la richiesta di abbandonare i rigidi vincoli della nuova Pac e del Green Deal, la premier Giorgia Meloni e con lei la Lega Nord puntano il dito proprio contro le scelte e le richieste di sostenibilità di matrice europea. “Si è sbagliato molto in Europa” ha spiegato, sottolineando la necessità di “cambiare” per “non sacrificare settori produttivi sull’altare dell’ideologia green”.
La situazione, dicevamo, è delicata – tanto per quanto concerne le premesse, puntualmente ricordate da slogan come “Senza agricoltori non c’è cibo”, che per quanto concerne il rischio che il malcontento venga strumentalizzato e incanalato verso determinati tornaconti di natura politica. Più che eloquenti, in questo senso, le parole della Lega a ribadire il recente attacco frontale di Matteo Salvini, che hanno imputato l’esasperazione del fronte agricolo alla politica “estremista e scellerata ideata da Timmermans e portata avanti da von der Leyen”.
Una semplificazione maliziosa che rischia di gettare la questione, che potrebbe rappresentare uno snodo cruciale nel definire il sempre più complesso profilo del futuro alimentare, nel tifo più grossolano. Da una parte la protesta degli agricoltori, comprensibilmente preoccupati per il loro futuro, dall’altra le autorità europee che si trovano a dovere traghettare una protesta apertamente sfociata nel vandalismo, sullo sfondo l’evidente (e non più rinviabile) sfida ecologica. E nel frattempo, in bella vista, c’è chi punta il dito e accusa.