200 anni fa nasceva Pellegrino Artusi, l’uomo che riuscì ad unire il Paese con il suo ricettario, tanto è vero che, ancora oggi, viene ricordato come il papà della cucina italiana.
Oggi il cibo italiano celebra i 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi, l’autore del primo codice alimentare dell’Italia unita “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che – si legge in un comunicato di Coldiretti – diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali a tavola secondo una tradizione che ancora oggi tiene unito il popolo italiano in un unico senso d’appartenenza.
Proprio oggi cade il bicentenario del celebre scrittore, gastronomo e critico letterario italiano, nato il 4 agosto a Forlimpopoli. “Un anniversario che – spiega Coldiretti – deve diventare l’occasione per rilanciare in Italia e nel mondo la vera ristorazione 100% Made in Italy che rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a livello nazionale a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus”.
E’ anche grazie al prezioso lavoro di Artusi – come riporta Coldiretti – se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy.
“Molti dei piatti, descritti per la prima volta dall’Artusi sono – sottolinea la Coldiretti – frutto di un mix delle diverse esperienze regionali che sono diventati oggi il simbolo del nostro Paese: dal “sugo di carne” della domenica italiana alla balsamella, dai maccheroni alla napoletana al risotto alla milanese, dalla fiorentina ai saltimbocca alla romana fino al minestrone che sotto un unico nome lungo tutto lo stivale incorpora però ingredienti diversi”.
La “Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” è stato pubblicato per la prima volta nel 1891 e, oltre ad essere un ricettario, rappresenta una sorta di vero e proprio “manuale” della tradizione culinaria italiana, un minimo comun denominatore, capace di creare una nuova tradizione.