“Grande” inizio avventura per la dodicesima edizione di Pechino Express, il reality on the road che vede varie coppie di sfidanti farsi strada in posti lontani, zaino in spalla. La prima puntata, andata in onda lo scorso giovedì su Sky, è iniziata col botto, scatenando proteste sui social per il ricorso a un baratto con dei maialini a cui di stare in TV non fregava proprio nulla. Viene da chiedersi se ci sia davvero bisogno di sfruttare gli animali per fare un po’ di intrattenimento.
Animali “da intrattenimento”
C’è chi i maiali li usa, in cartapesta, per protestare di fronte alla Camera dei Deputati, e chi pensa sia una buona idea farne l’oggetto di un baratto durante la puntata di un reality show. L’idea è venuta in mente durante il primo episodio della nuova stagione di Pechino Express, la serie che vede le coppie contendenti cercare di sopravvivere in zone del mondo con culture molto diverse dalla nostra.
Se l’incontro/sconto con realtà lontane dal conosciuto Stivale può creare momenti di difficoltà e sottoporre i concorrenti ad ardue sfide (anche culinarie, come quella di assaggiare il mollusco tamilok), alcune prove appaiono davvero discutibili. Proprio nell’ambito di questa prima puntata, svoltasi nelle Filippine, dei cuccioli di maiale sono stati acchiappati e usati dalle coppie come merce di scambio per un baratto. Come prevedibile (e logico), il web non ha gradito la scena.
“Pechino Express non perde mai l’occasione di maltrattare gli animali trattandoli come oggetti. Il rispetto dei popoli e della loro cultura non si dimostra in questo modo, è un brutto messaggio quello che viene trasmesso”, scrive qualcuno su Facebook, mentre da Instagram tuonano: “Un programma televisivo seguito da migliaia di persone dovrebbe anche educare il pubblico. Tra la prova in cui si rincorre e si sposta un maiale e le riprese dei partecipanti che salgono sugli elefanti, credo che questa edizione non abbia dimostrato il dovuto rispetto verso gli animali”. Molti notano come i suini fossero impauriti mentre li trasportavano da un punto a un altro e noi non possiamo fare a meno di chiederci se il pubblico non si sarebbe potuto divertire anche in altro modo.