Secondo Coldiretti, i prezzi della pasta subiranno un rincaro piuttosto deciso entro il periodo di Natale, con aumenti fino a 20 centesimi per il singolo pacco. Una flessione legata a due motivi principali, cioè la dipendenza dall’importazione di grano della filiera produttiva e alcune dirette conseguenze della Brexit.
Se infatti l’Italia importa circa il 40% del grano necessario per la produzione della pasta, va anche sottolineato che in seguito all’uscita dall’Ue i cittadini inglesi stiano abbandonando sempre più la dieta mediterranea, dicendo addio a un pacco di pasta italiana su quattro. Per evitare che il prezzo della pasta lieviti ulteriormente, Coldiretti propone una strategia per incrementare la produzione di grano duro italiano.
Una linea di pensiero condivisa anche dallo chef del ristorante stellato “L’Erba del Re” di Modena Luca Marchini, che la definisce come “la formula magica per tornare ad un acquisto responsabile e sostenibile nel tempo”. In caso contrario, “La lievitazione dei costi di produzione inciderà sulle tasche delle persone che acquistano per la casa, ad uso privato. E anche sul food cost di noi ristoratori”.
La carenza di grano (e il relativo aumento dei prezzi) viene anche sottolineato dagli specialisti del settore come Riccardo Felicetti, dell’omonimo pastificio che produce pasta sulle Dolomiti dal 1908. “La carenza di grano duro è un fatto oggettivo. Mancano 3 milioni di tonnellate di prodotto” ha rivelato nel corso di un’intervista rilasciata a Gusto, per poi augurarsi che questa mancanza si rifletta maggiormente nella produzione di “bio-carburanti o di mangimi e non per la produzione di pasta”.
Secondo il parere dello chef Luciano Monosilio del ristorante Luciano Cucina Italiana a Roma, la responsabilità ricadrà sui produttori, che avranno il compito di “trovare una maniera per non andare a incidere direttamente sul prodotto“ in seguito all’aumento dei prezzi.