Lo storico picco negativo nella produzione di grano duro, un calo a livello mondiale, inizia a determinare i suoi effetti a cascata: la pasta nei prossimi mesi andrà incontro a una crisi di produzione, che molto probabilmente si tradurrà in forti aumenti di prezzo. I pastai lanciano l’allarme: l’amministratore delegato de La Molisana Giuseppe Ferro in un’intervista di oggi 10 settembre a IlSole-24Ore ha dichiarato categorico che “tra marzo e maggio non avremo abbastanza grano per fare la pasta”. È un problema di stoccaggio oltre che di produzione: il grano duro “può essere stoccato per un anno o anche due, ma la semola dura solo un mese”.
Alla base c’è il record negativo di produzione di grano duro, di cui abbiamo parlato in passato. Silvio Grassi, presidente di Italmopa, Associazione Industriali Mugnai d’Italia, ieri è tornato sull’argomento, parlando di “significative flessioni produttive attese in alcuni Paesi produttori ed esportatori e al basso livello delle scorte internazionali di grano duro. Le nostre previsioni sono state confermate da un andamento senza precedenti dei mercati che hanno registrato, in due mesi, incrementi delle quotazioni della materia prima superiori al +65%”.
Il Canada, come ha spiegato Ferro “è di gran lunga il primo produttore al mondo di grano duro e quest’anno ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate anziché le solite 6,5″. Secondo un report della Quorum Corporation citato da Bloomberg i porti del Canada occidentale hanno avuto un crollo del 41% nelle spedizioni di grano ad agosto 2021 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Le quotazioni del frumento duro nazionale hanno così superato, su alcuni mercati, 500 euro a tonnellata, rispetto ad una media di 250 euro nell’ultimo quinquennio, mentre quelle del grano di importazione sfiorano ormai 550 euro.
Grassi sottolinea che “il costo della materia prima rappresenta mediamente oltre l’80% dei costi totali di produzione di un’azienda molitoria. È chiaro che variazioni delle condizioni di mercato di questa portata, unitamente all’incremento dei costi energetici e logistici, non potranno che avere un impatto sull’intera filiera, e non solo sull’industria molitoria”. In più bisogna aggiungere che l’Italia è sì un buon produttore di grano duro, ma comunque non ce la fa a sostenere la domanda di materia prima, perché la nostra produzione di pasta è ancora maggiore.
E La Molisana, terza azienda italiana, oggi conferma: “La nostra famiglia è nel settore da 110 anni e non abbiamo mai visto nulla del genere: nemmeno durante la guerra mancò così tanto grano”, dichiara Ferro, che mette le mani avanti sui rincari imminenti, a suo dire già in atto: “So che Lidl ha già aumentato il prezzo della pasta di 10 centesimi, mi aspetto che ben prima di Natale tutti prevedano aumenti tra i 15 e i 20 centesimi al pacco“.