Siamo abituati a considerare la pasta come un prodotto statico. Sì, insomma, le classiche lasagne da trovare a tavola la domenica. Eppure il mercato made in Italy sta cambiando e i pastai sono alla ricerca sempre di più di nuove tendenze alimentari. In tal senso, ogni anno investono mediamente il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, per un totale del settore che raggiunge i 500 milioni di euro.
La pasta, dunque, si può fare con materie prime diverse dal grano duro. Oggi sugli scaffali dei nostri supermercati si trovano prodotti ai multicereali, integrali, senza glutine, di legumi, dalla cottura veloce. Vada per il grano duro, ma le nuove versioni contengono anche minerali e vitamine.
In Italia, il comparto della pasta conta cento imprese che danno lavoro a 7.500 addetti. Secondo i dati di Unione italiana Food, nel 2018 ha prodotto 3.370.000 tonnellate di pasta (+0,3% rispetto al 2017), di cui più della metà esportate. Per Cristiano Laurenza, segretario dei pastai di Unione Italiana Food, “la pasta è una e molteplice. In Italia siamo i custodi della tradizione, ma non rinunciamo a cambiare le carte in tavola e sperimentare fa parte del nostro patrimonio alimentare. Tendiamo a immaginare la pasta come un prodotto immutabile, in realtà questo piatto ha accompagnato nel tempo il cambiamento dei nostri stili di vita”.
Fonte: Askanews