L’accusa è odiosa: frode in commercio. A doversene difendere è Filippo Antonio De Cecco, presidente dell’omonimo gruppo che produce la pasta che porta il suo nome, dopo che il Tribunale di Chieti ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal PM. Lui e altri due dirigenti (il direttore degli acquisti, Mario Aruffo e l’ex direttore del controllo qualità, Vincenzo Villani) dovranno quindi rispondere delle dichiarazioni – giudicate tendenziose – fatte sul grano della loro pasta.
In etichetta infatti si parlava dei “migliori grani duri italiani, californiani e dell’Arizona”, ma in realtà, secondo il giudice, questa dichiarazione era “frutto di una precisa strategia aziendale”, in quanto De Cecco utilizzava anche grani di altre provenienze. Il tutto, infatti, ebbe origine con la denuncia di un dirigente su un carico di grano francese fatto passare dall’azienda come pugliese.
La De Cecco, nel frattempo, si dichiara serena: “Siamo sereni e fiduciosi nella magistratura. Su questa vicenda c’è già stata una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, a dimostrazione del fatto che ci siamo sempre comportati correttamente tutelando l’alta qualità del nostro prodotto e rispettando la dovuta trasparenza nei confronti dei consumatori”. “Utilizziamo i grani e le tecniche migliori per fare del nostro prodotto una eccellenza. Siamo certi che questa questione sarà presto risolta anche nel merito”.