Alle porte di Pasqua, come tutti gli anni, si fa la stima del cibo che scegliamo di consumare o di mettere in tavola. A darci i dati è Cia-Agricoltori Italiani, con una percentuale che fa riflettere: c’è chi ha deciso di rinunciare all’agnello, la cui carne è associata a tale festività da sempre, ma si parla solamente di due italiani su dieci.
Insomma rispetto a due anni fa, quando a sceglierlo era il 40% della popolazione, le cose non sembrano cambiate molto. In più, nel 2024 le motivazioni etiche c’entrano poco: a determinare la scelta e la rinuncia alla carne di agnello ci sono la scarsità e il risparmio. Vediamo i dettagli.
Meno agnello, ma solo perché costa troppo
Quest’anno ci sarà meno carne di agnello sulla tavola pasquale degli italiani, risultano infatti consumi in calo del 20%. A dichiararlo è Cia-Agricoltori Italiani con dati confermati dalla Borsa Merci telematica. Tuttavia tale situazione non sembrerebbe determinata da motivazioni etiche per salvaguardare la mattanza di agnelli che ogni Pasqua provoca, bensì causata da prezzi in rialzo e carenza di prodotto.
Alla base di questa situazione ci sarebbe la crisi della transumanza, che ha visto nascere un quarto degli agnelli da latte in meno rispetto ad altri anni (passando da 350 mila unità del periodo pre-pandemia, alle 250 mila unità di oggi). E non sarà semplice nemmeno buttarsi sul pesce, sempre per le stesse ragioni: ne sono un esempio le vongole, aumentate di prezzo perché molto scarse a causa del granchio blu.
Meno uova di cioccolato, più uova di gallina
un altro dato interessante riguarda il fatto che gli italiano a quanto pare hanno preferito la colomba pasquale all’uovo di cioccolato (69% per la prima, 63% per il secondo, nonostante le aziende si stiano impegnando per renderlo un prodotto più versatile e meno da infanzia – vedasi Dolci Preziosi con Ernst Knam per esempio).
Se quelle di cioccolato quindi sono in qualche modo in calo, per le uova di gallina risulta un consumo record. Unaitalia parla infatti di sei uova a testa in questa settimana, per un valore di 130 milioni di euro, con prezzi all’ingrosso in calo del 25% rispetto allo scorso anno.