Era nato come un semplice spot, ma ha partorito una vera e propria telenovela: ci riferiamo chiaramente alla pubblicità del Parmigiano Reggiano in cui appare Renatino, che ha scatenato un’accesissima polemica sui diritti dei lavoratori e capitolare lo stesso Consorzio. E ora si aggiunge un nuovo capitolo (o puntata? Ma potrebbe anche essere l’epilogo) con il commento del direttore generale Riccardo Deserti, che sostiene che “Il messaggio non è stato capito”.
Eh sì, perché lo scopo dello spot era quello di comunicare il valore e la costanza del lavoro che c’è per riuscire a produrre il formaggio poiché, come lo stesso Deserti (fresco di un ben consiglio di amministrazione convocato ad hoc per mettere ordine nella bufera) spiega, “La realtà è che nella filiera del nostro prodotto come in altre simili si lavora veramente tutti i giorni dell’anno e c’è una persona che si sveglia ogni mattina”. Questo, per l’appunto, era l’obiettivo, e non certo “lo sfruttamento sul lavoro che pure nelle campagne come nell’allevamento può essere qualche volta una realtà. Ma voglio dire una cosa: oltre a questa rabbia sui social che periodicamente esplode su qualche tema, i nostri sono davvero mestieri che coinvolgono un fattore personale anche di fatica che serve a produrre qualcosa di cui poi vanno fieri interi territori e comunità”.
Che per carità, è più che comprensibile la necessità del Consorzio di voler chiarire che loro, i lavoratori, non li sfruttano certo; tanto che i numeri iscritto a bilancio per salari e stipendi figurano una media di 65 mila euro lordi all’anno per ogni lavoratore. Ma a noi (goliardicamente, si capisce) fa più innalzare il sopracciglio quel 70% dei propri fondi extra che il Consorzio spende in pubblicità e marketing (conseguenza dei Piani di Regolazione dell’Offerta previsti dall’Europa): almeno le vacanze di Natale a Renatino potevano capire che era meglio lasciargliele, dai.