Il mercato del Parmigiano Reggiano parrebbe impazzito a causa del Coronavirus, con prezzi in ribasso e consumi record, quindi il Consorzio è costretto a correre ai ripari.
A mandare in tilt il mercato non è stata solo la crisi del Covid, ma anche, prima di allora, i dazi di Trump e l’effetto Brexit. Poi, certo, c’è stato il lockdown, con lo scombussolamento delle abitudini alimentari degli Italiani che hanno mangiato solo a casa, condendo le loro paste al sugo con quintalate di parmigiano grattugiato, aumentando fortemente i consumi.
Mentre la domanda aumentava ( i primi sei mesi del 2020 hanno visto il mercato estero crescere del 15% e l’Italia del +5,2% in volumi rispetto all’anno prima), i prezzi però crollavano (-30% al chilo, addirittura sotto i costi di produzione). Ora, a causa di questi eventi, i casari e gli allevatori stanno lavorando a bassissimo costo, e i magazzini sono svuotati.
Perciò il Consorzio di tutela del Parmigiano reggiano ha deciso di avviare alcune manovre, come per esempio il dal mercato di 160mila forme, che verranno conservate per le lunghe stagionature, con il debutto del Parmigiano reggiano 40 mesi. “er prima cosa, di fronte alla previsione che in futuro ci sarà in circolazione troppo Parmigiano reggiano rispetto alla domanda, abbiamo deciso di farci carico del 15% della produzione di settembre-dicembre 2019, ovvero 160mila forme”, ha spiegato al Sole 24 Ore il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli.
Poi c’è “ la valorizzazione del prodotto, quindi la lunga stagionatura, con il progetto 40 mesi, un formaggio invecchiato buonissimo che arriverà sul mercato prima di Natale”. E infine, la terza misura prevista dal Consorzio “è costituita dalle misure per contingentare la produzione”.
[Fonte: il Sole 24 Ore]