Nei ristoranti aperti di nascosto a Parigi si arriva col passaparola: la prenotazione è obbligatoria, sotto banco, con prudenza e circospezione, come ai tempi della Carboneria. Questa è l’era dei locali clandestini, dove anche la polizia chiude un occhio, in cambio di un pasto.
Gli indirizzi dei ristoranti “fuori legge” sono segreti, ma a Parigi si diffondono nel massimo della riservatezza. Alcuni di questi locali sono stati scoperti passando inaspettatamente davanti a un ristorante chiuso, da cui provenivano risate e chiacchiere troppo forti per appartenere a un numero esiguo di persone. Soprattutto nel centro ci sono i ristoranti “clandestini”, di più nel VI arrondissement, dove ci sarebbe perfino l’imbarazzo della scelta: ben 19. In uno di questi si incontrano perfino politici e uomini d’affari, passando per una lussuosa reception. In un altro, vicino al tribunale, ci sono anche poliziotti e magistrati.
Spesso si entra dal retro, perché l’ingresso principale è serrato da una saracinesca e si raggiungono sale piene, dove non c’è obbligo di igienizzarsi le mani né di usare le mascherine. Si può perfino fumare, tanto si sta già dentro alla clandestinità.
Un mondo alla rovescia: mentre la stragrande maggioranza dei ristoranti ha abbassato la saracinesca o ha solo mantenuto l’asporto, per rispettare gli standard sanitari in vigore per la pandemia, alcuni ristoranti a Parigi fanno il tutto esaurito e nei sobborghi servono di nuovo, in loco, per i clienti abituali e anche per nuovi. Senza rispettare nessuna misura anti-contagio, neppure il distanziamento sociale, sono tutti amici contro un Covid che sembra neppure esistere per loro.
“Temiamo di essere denunciati dai nostri concorrenti, ma in realtà, la polizia locale lo sa, chiude gli occhi”, commenta uno di questi ristoratori. E la sorpresa dei loro commensali è che non hanno neppure alzato i prezzi: un menù con tre scelte di primi e secondi piatti costa 20 euro. “Ammetto che se non avessi tenuto aperto e non avessi ricevuto gli aiuti del governo, sarei finito. In Francia il contributo arriva a un massimo di 10mila per i locali costretti a rimanere chiusi. Non mi sarebbero mai bastati”, spiega il restauratore. “Se tengo aperto è per accontentare i miei clienti, siamo pieni ogni ora di pranzo. E poi mangiare in un ristorante non è più pericoloso di prendere la metropolitana“.
Alcuni dei ristoratori non sono tutti entusiasti, ma tengono aperti lo stesso: “è solo un modo per sopravvivere. I guadagni sono più bassi del normale (almeno il 30%, o il 40%) e il vantaggio è reciproco. Perché mi ha convinto un cliente a riaprire, lui mangia quello che vuole, io guadagno un po’. È un accordo win win. Al tempo stesso altri clienti sono divertiti dall’atmosfera di segretezza e mistero. Tanto che alcuni mi hanno perfino chiesto di continuare a tenere la saracinesca abbassata anche quando i ristoranti saranno riaperti. «È divertente», mi hanno detto.”
L’importante è non dare nell’occhio: si fa, ma non si dice. Si apre, ma non si fa pubblicità. Tuttavia, da Novembre a oggi, il numero delle contravvenzioni elevate dalle forze dell’ordine di Parigi è alto. Sono state 391, tra bar e ristoranti, tutte date per apertura irregolare. Di questi, 207 solo nella capitale. Alcuni sono stati chiusi (21) e altri (5) hanno una procedura in corso.
Questi ristoratori “clandestini” sono fortunati o è soltanto questione di tempo?
[ Fonte: Le Parisien ]