Cosa si potrebbe pensare della recensione di un ristorante che descrive dei rotondeggianti antipasti come “protesi mammarie al silicone a misura di Barbie”, oltretutto dal gusto di “preservativo lasciato ad ammuffire in un polveroso negozio di fruttivendolo”?
Oppure una purea di crescione talmente amara da far bruciare le labbra come fossero “il culo di un gatto che si è appena seduto sulle ortiche”?
Vi vedo: state pensando che è stata sicuramente scritta da un dilettante, dal solito critico gastromico fai-da-te che intasa TripAdvisor con recensioni pseudo-divertenti ma meritevoli di ben poca attenzione.
Sbagliato. A scrivere non è affatto un dilettante o un personaggio in cerca di briciole di fama, ma Jay Rayner, meglio noto come “acid Rayner” per le recensioni intrise di sarcasmo e vetriolo pubblicate dal Guardian, e che questa volta, sul quotidiano inglese, ha demolito nientemeno che il lussuosissimo ristorante Le Cinq, situato all’interno dell’Hotel George V, uno dei più prestigiosi di Parigi.
Definito, come se il resto non bastasse, “di gran lunga il peggior ristorante in cui sono imbattuto nei miei 18 anni di carriera in termini di rapporto qualità-prezzo”.
Amouse Bouche o protesi al silicone a misura di Barbie?
Una critica spietata, seguita alla visita in incognito, che sta assumendo le dimensioni di un caso diplomatico.
Recatosi nel ristorante francese nel goliardico intento di vedere quante cose divertenti si possono acquistare con “stupidi ammassi di denaro”, dobbiamo forse il critico gastronomico del Guardian era leggermente prevenuto.
E data la premessa, ecco quel che ne è seguito: la sala, scriver Rayner, è composta da alti soffitti e adornata con spessi tappeti, “per attutire le urla (dei commensali insoddisfatti, si presume)”, e le pareti “sono di color grigio talpa, biscotto e vaffanculo” –bellissimo colore– con un po’ di “cose splendenti e dorate sparse qua e là”.
Il menù discriminatorio per le dame
Una volta accomodati, a Rayner viene fornito o un regolare menù, mentre quello della sua compagna, come a volte capita in alcuni ristoranti di questo livello, è senza prezzi. L’usanza non vorrebbe essere una discriminazione, bensì un atto di cortesia verso il gentil sesso, per risparmiargli l’imbarazzo di vedere i prezzi delle portate di cui, presumibilmente, verrà omaggiato dal premuroso accompagnatore.
Ma a Rayner e compagna la cosa non va bene, chiedono e pretendono che anche la signora possa avere tra le mani un menù con i prezzi per poi concludere che, in effetti, sarebbe stato meglio per la signora non averli visti.
I prezzi, stellari più che stellati
I prezzi vanno dai 70 ai 140 euro a piatto. Che sono davvero tanti. Ma non siamo nella trattoria sotto casa, bensì in un ristorante tre stelle Michelin in terra francese, dove questo tipo di locali – e lo sanno bene i critici gastronomici- è mediamente più caro che in ogni altra parte del mondo.
Non te ne va bene una…
Trova le differenze: il dolce nella foto del ristorante e di Jay Rayner
La recensione procede con la descrizione di un piccione talmente poco cotto che “potrebbe ancora prendere il volo”, e una montagna di couscous servito con una minuscola porzione di agnello per il modico prezzo di 95 euro.
Si prosegue con un dolce, dei sigari congelati di cioccolato serviti con un lembo di pelle che sembra “appena prelevato da un grande ustionato” e una cheesecake servita con grumi di polvere di prezzemolo congelato, “una delle peggiori cose che abbia mai mangiato”, dice Rayner alla cameriera. Il dolce verrà poi tolto dal conto, precisa il nostro.
Va meglio con la pasticceria, la cosa migliore di tutta la serata, afferma Rayner, anche se il Koign Amman, un dolce tipico delle regioni bretoni della Francia, era “bruciato sui bordi”. Non te ne va proprio bene una, Rayner.
Le cipolle truffaldine
Ma il piatto forte, per modo di dire, sono le cipolle caramellate alla parigina, un piatto “nero come i vostri peggiori incubi” e appiccicoso come “il pavimento di casa dopo una festa di un adolescente”.
Dopo aver chiesto di poter fotografare il piatto, al critico del Guardian viene risposto che il ristorante permette di scattare foto in proprio, ma provvede esso stesso a fornirle su richiesta. Nonostante il divieto, il nostro riesce comunque a scattare di soppiatto alcune foto con il suo iPhone 7, che subito mette a confronto con quelle fornite dal ristorante.
Trova le differenze: le cipolle caramellate nella foto del ristorante e di Jay Rayner
Impossibile non notare la differenza: invitanti e caramellate le cipolle nella foto fornita dal ristorante, tristi, scure e deprimenti quelle della foto scattata dal critico.
La Francia insorge
Una recensione, quella di Rayner, che fa scattare immediatamente le risentite reazioni della stampa francese, come riferisce il sito americano Eater.
“Quale mosca ha punto il critico?”, si chiede Le Figaro, definendo la recensione “talmente violenta e colorita da sembrare una caricatura, e scritta palesemente con l’intento di creare brusio e far parlare”.
Elvire von Bardeleben, invece, del quotidiano Libération, nota che lamentarsi dell’opulenza sfoggiata da un locale come Le Cinq è per lo meno incoerente. Altri affermano che quella di Rayner “non è una critica, ma intrattenimento” . Un modo “per dilettare i lettori del Guardian prendendo in giro con la solita retorica anti-ricchi gli chef francesi e i preteziosi clienti mangiatori di rane”.
Insomma, se l’obiettivo era far parlare, piuttosto che recensire in modo professionale ma spesso anche asettico un ristorante stellato, Rayner lo ha centrato in pieno.
Forse un po’ di caricature in meno avrebbero convinto il lettore anche dell’affidabilità dei consigli gastronomici, ma siamo sicuri che i 15 minuti di piacere esilarante che ci ha regalato Jay Rayner valgano di meno?