Tre mandati da europarlamentare, poi capolinea. La carriera al Parlamento europeo di Paolo De Castro, due volte ministro dell’Agricoltura e già vicepresidente vicario della Commissione Agricoltura nelle aule di Bruxelles, termina dopo quindici anni di attività. A darne l’annuncio è lo stesso politico attraverso un breve post pubblicato sui propri canali social, poi – come vedremo a breve – ripreso e commentato anche da Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi, autori del documentario Food for Profit.
La notizia, è bene notarlo, giunge un po’ a coronazione di quel tumultuoso e complesso movimento che a più riprese abbiamo battezzato come la protesta dei trattori: l’amaro braccio di ferro tra gli agricoltori e Bruxelles, con le manifestazioni dei primi esacerbate dalla preoccupazione per il proprio futuro e spesso sfociate in condannabili scene di vandalismo, e il difficile ruolo delle autorità comunitarie, costrette a traghettare tra il malcontento sempre più acceso e la pressante sfida ecologica dall’altra, ha reso pubblico e nitido il nucleo di tensione che attanaglia il mondo dell’agricoltura e quello della produzione di cibo più in generale.
Paolo De Castro e Food for Profit: i commenti di Innocenzi
“Termina qui la mia avventura al Parlamento europeo” si legge nel sopracitato messaggio di Paolo De Castro. “È stato un onore combattere per la difesa della nostra agricoltura, del nostro agroalimentare, del nostro Made in Italy. La mia attività di tutela di questo straordinario settore tuttavia non finirà con i miei tre mandati da europarlamentare; sono pronto a impegnarmi in nuove sfide professionali al fianco del settore a tutela degli interessi del sistema Italia”.
I contenuti di Food for Profit sono amari e schockanti. Il lavoro di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi ha illustrato la brutale violenza, declinata nella più arida logica del profitto, che costituisce la prima legge degli allevamenti intensivi; ma soprattutto denuncia l’aspra ipocrisia che permea il Green new deal europeo e che, più in generale, serpeggia nelle lobby di Bruxelles. Dalle stalle sporche e sovraffollate alle scintillanti stanze del potere: Food for Profit offre uno sguardo trasversale e difficile da digerire.
Nel documentario, grazie al lavoro di un collaboratore che si finge lobbista, trova spazio anche Paolo De Castro, evidentemente ben sensibile alle esigenze dell’industria in questione. L’annuncio della sua mancata candidatura al Parlamento europeo, dicevamo, è stato ripresto dalla stessa Innocenzi, che ha voluto sottolineare le zone d’ombra della lunga carriera dell’ex ministro: “Dopo 15 anni di onorata carriera al Parlamento europeo, Food for Profit ha dimostrato come il politico prendesse soldi dall’industria della carne e come fosse pronto ad aiutare un lobbista con le proposte più disparate, tipo un tubo nel retto delle vacche per ridurre le emissioni di gas a effetto serra”.
“Lascia finalmente il suo incarico pubblico” continua Giulia Innocenzi, “annuncia comunque “nuove sfide professionali al fianco del settore” (chi vuol capire capisca). Le prossime elezioni europee saranno decisive per il futuro dell’agricoltura e degli allevamenti in Europa e siamo felici di aver contribuito con il nostro lavoro a fare un passo in avanti in difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente”.