Cosa c’entra il pandoro di Chiara Ferragni con Selvaggia Lucarelli? Beh, in un editoriale pubblicato su Domani, Selvaggia Lucarelli ha posto dei legittimi quesiti sulla vendita del pandoro Balocco con spolvero rosa della Ferragni. Il lancio del prodotto, infatti, parlava di un generico contributo di sostegno all’Ospedale Regina Margherita , e anche l’influencer parlava di sostegno a un progetto per nuove cure terapeutiche pediatriche. In effetti, come fa notare Lucarelli, il messaggio che arrivava al consumatore era che parte del ricavato delle vendite sarebbe servito a quello scopo. In realtà così non è, in un’operazione che sembra essere marketing travestito da beneficenza.
Selvaggia Lucarelli spiega la storia dietro al pandoro di Chiara Ferragni
Breve recap delle origini di questo pandoro. Erano gli inizi di novembre ed era saltata fuori la storia della collaborazione fra Chiara Ferragni e Balocco. Da questa partnership era nato il pandoro Balocco di Chiara Ferragni, un pandoro griffato praticamente. Sul sito dell’azienda, veniva spiegato che questo pandoro sarebbe andato a sostenere l’ospedale Regina Margherita.
Da qui tutti avevamo tratto la medesima conclusione: parte del ricavato della vendita dei pandori sarebbe andato in beneficenza. Solo che adesso, grazie alle indagini di Selvaggia Lucarelli, si scopre che le cose non stavano proprio così.
La Lucarelli, infatti, parla di un’operazione commerciale e di marketing travestita da beneficenza. Intendiamoci: l’iniziativa a sostegno dell’ospedale c’è, ma non si svolgerà nel modo in cui tutti immaginavamo.
Selvaggia Lucarelli racconta come sia giunta alla verità sui retroscena di questo caso. La Lucarelli spiega che non c’è nulla di strano in una collaborazione del genere, nel corso degli anni Chiara Ferragni ha brandizzato praticamente qualsiasi cosa (la Lucarelli ironizza sostenendo che le uniche cose che non abbia brandizzato sono forse solo i “cancelli e i cumulonembi”).
Comunque sia, da quello che venne scritto all’epoca sul sito di Balocco, questa non sembrava essere solo una mossa commerciale. Sul sito veniva spiegato che il pandoro Chiara Ferragni sarebbe andato a sostenere l’ospedale Regina Margherita, in particolare la ricerca contro i tumori infantili tramite il finanziamento di un percorso di ricerca promosso dallo stesso nosocomio.
Lucarelli ricorda che, a seguito di questo annuncio, la stampa si era concentrata soprattutto sull’iniziativa benefica perché, da come erano state messe le cose, sembrava proprio che parte dei proventi sarebbero stati devoluti alla ricerca e all’ospedale. Chiara Ferragni stessa, il 24 novembre, aveva poi postato una foto sulla sua pagina Instagram con tanto di immagine del pandoro in questione e didascalia che recitava: “Questo Natale io e Balocco abbiamo pensato ad un progetto benefico a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Abbiamo creato un pandoro limited edition e sosteniamo insieme un progetto di ricerca per nuove cure terapeutiche per i bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing. Sono davvero fiera di questa iniziativa…”.
Ecco il post di Instagram in questione:
https://www.instagram.com/p/ClWbULVoKsE/?hl=it
Tuttavia quando la Lucarelli ha visto questo post, è andata ad indagare più a fondo e ha visto che fra gli hashtag c’era anche #adv, quello che viene messo quando un contenuto è sponsorizzato. Al che la Lucarelli si è chiesta come Chiara Ferragni abbia contribuito a questa iniziativa di beneficenza se viene pagata da Balocco per vendere i suoi pandori.
Quello che tutti hanno pensato, inclusi noi e inclusa la stessa Lucarelli, come lei stessa afferma, è che parte del ricavato delle vendite del Pandoro sarebbero andate all’ospedale. Anche perché di solito, simili iniziative funzionano così.
Però qualcosa alla Lucarelli non quadrava. Sul sito, infatti, Balocco non parlava mai di ricavi e percentuali. Visto che nel frattempo qualcuno sui social si era chiesto quanto del ricavato sarebbe davvero andato in beneficenza, ecco che decide di indagare più a fondo.
Nel frattempo, mentre Chiara Ferragni pubblica alcune storie su Instagram dove spiega che regalerà il pandoro anche al suo team, sempre con hashtag #adv (il che vuol dire che c’è un preciso accordo commerciale fra Balocco e Ferragni), la Lucarelli telefona all’ufficio stampa Balocco.
Queste le testuali parole di Balocco: “Non c’è una diretta proporzione tra il numero di pandori venduti e la quota che viene destinata al progetto. Ferragni e Balocco hanno deciso insieme il destinatario della donazione e Balocco ha fatto una donazione al Regina Margherita. Poi detta tra noi si è voluto sottolineare la sinergia di intenti tra i due soggetti ma a tutti gli effetti è una donazione di Balocco“.
La Lucarelli ha poi chiesto all’ufficio stampa quale fosse questa sinergia di intenti e l’ufficio ha risposto che Chiara Ferragni ha ricevuto un compenso da Balocco: si tratta di un progetto commerciale, ma se poi la Ferragni nel privato aveva deciso di donare qualcosa, Balocco non lo sapeva. Al che la Lucarelli ha chiesto quale sia stata l’entità della donazione, ma l’ufficio stampa ha ammesso di non sapere la cifra.
Ricevute queste spiegazioni, ecco che la Lucarelli ha chiesto cosa c’entrasse a questo punto Chiara Ferragni con il pandoro e l’iniziativa di beneficenza: Balocco poteva limitarsi a donare e basta. L’ufficio stampa le ha risposto che il progetto con Chiara Ferragni aveva una grande potenza mediatica: se avessero donato la stessa cifra senza questa risonanza mediatica, non avrebbero dato la stessa visibilità a questa raccolta fondi.
Solo che, a questo punto, la Lucarelli ha fatto notare che a lei non risultava ci fosse nessuna raccolta fondi collegata al progetto. La risposta dell’ufficio stampa è stata che effettivamente non c’era nessuna raccolta fondi, però magari qualcuno legge la notizia della Ferragni che collabora con Balocco per il pandoro e il prossimo anno questo qualcuno decide di fare qualcosa per l’ospedale.
La Lucarelli, sempre più perplessa da queste risposte, decide di fare un’ultima domanda e di chiedere come sia legata la donazione al progetto. E l’ufficio stampa sapete cosa ha risposto? Che non lo sapevano e che forse era scritto nel carteggio del panettone e nel sito. La Lucarelli, probabilmente sempre più basita da queste risposte, spiega che non si riesce a capire quasi nulla in questa vicenda, neanche a quanto ammonti la donazione.
E l’ufficio stampa di Balocco chiude sostenendo che si tratti di una “polemica molto sterile” e che loro hanno ricevuto diversi veti da parte del team di Chiara Ferragni e che anche avere un comunicato non è stato facile.
Ma la Lucarelli non si ferma qui. Dopo aver ricevuto questa serie di risposte ai limiti del non-sense, decide di contattare anche Pierpaolo Berra dell’ufficio stampa dell’ospedale Regina Margherita di Torino per chiedere lumi su questa donazione che, secondo l’ufficio stampa Balocco, sarebbe già stata fatta. Berra le risponde sostenendo che ha letto dell’iniziativa, ma che non l’ha seguita in prima persona.
Dal punto di vista mediatico, l’iniziativa è partita da Balocco, non da loro. Così la Lucarelli gli chiede a quanto ammonti la donazione e Berra comincia a spiegarle che l’importo sarà in base alla vendita dei pandori verranno raccolti dei soldi e che questi verranno dati in beneficenza all’ospedale, ma che ancora non si sa l’ammontare della cifra. Solo che a questo punto la Lucarelli lo ferma e gli spiega che le cose non sono state organizzate in tal modo.
A questo punto Berra si è scusato e ha spiegato di aver capito male (come tutti del resto). Così Berra invita la Lucarelli a telefonare alla dottoressa Franca Fagioli che ha seguito in prima persona il progetto per conto dell’ospedale. Visto che è anche la persona che ha parlato del progetto collegato a Balocco col Corriere della Sera, ecco che la Lucarelli immagina finalmente di aver trovato qualcuno che possa dare una risposta certa alle sue domande.
Solo che le cose non sono andate proprio come la Lucarelli si immaginava. Inizialmente la dottoressa Fagioli è stata gentile e ha spiegato che la donazione non è ancora avvenuta in quanto riceveranno la cifra alla fine della campagna di raccolta fondi basata sulla vendita del padrone.
La Lucarelli capisce subito che anche la Fagioli è mal informata: abbiamo già capito che non c’è nessuna raccolta fondi basata sulle vendite del pandoro. Mentre la dottoressa aggiunge che hanno presentato un progetto a Balocco in cui chiedevano della strumentazione per la ricerca sui sarcomi, ecco che Balocco ha proceduto con questa campagna di comunicazione.
Selvaggia Lucarelli le spiega che, però, questa campagna non è una raccolta fondi e che tutti hanno capito inspiegabilimente il contrario. La dottoressa insiste che prima vendono i pandori e poi donano, ma la Lucarelli le ridice che le cose non stanno così.
A questo punto la dottoressa comincia a innvervosirsi e le chiede chi le abbia detto questa cosa. Selvaggia Lucarelli le risponde che ha parlato direttamente con l’ufficio stampa di Balocco, che le ha confermato che si tratta di un’operazione commerciale e che Balocco non donerà affatto una percentuale del ricavato delle vendita, bensì farà una sua donazione.
Ed è a questo punto che la dottoressa parte per la tangente, non ascoltando più le spiegazioni della Lucarelli. Queste le parole della dottoressa: “Lei va su un terreno in cui non voglio andare, la famiglia Balocco è degna di ben altro che di questo giro di parole che mi sta facendo. Su questa strada non mi porta, l’ufficio stampa di Balocco non può averla portata su questa strada, lei vada pure dove vuole” e ancora “Lei è faziosa, scriva quello che vuole e non mi citi neanche”. Inutile sottolineare che, in tutta la vicenda, la Lucarelli non ha mai parlato della famiglia Balocco, vero? Perché la dottoressa sia saltata fuori con queste affermazioni, ci risulta insipegabile.
Mentre Selvaggia Lucarelli cercava invano di spiegarle che il problema era la nebulosità della comunicazione intorno a questo progetto, ecco che quando ha chiesto infine alla dottoressa a quanto ammonti questa donazione, la Fagioli le risponde seccamente che doveva chiedere all’ufficio stampa Balocco. Al che la Lucarelli le fa notare che ha già chiesto e che hanno risposto che non lo sanno, così la dottoressa le risponde “E allora facciamo così: neanche io!”. E le ha chiuso il telefono in faccia.
Selvaggia Lucarelli, a questo punto, fa notare a tutti che, per questioni di trasparenza, l’ospedale ad un certo punto dovrà specificare l’entità delle donazioni, che la cosa piaccia o meno alla dottoressa.
La Lucarelli conclude l’editoriale sostenendo che questa operazione si è trasformata in un gigantesco equivoco provocato da una comunicazione non efficace. Secondo la Lucarelli, si tratta di un’operazione commerciale che è stata mescolata in maniera maldestra con un’iniziativa di beneficenza.
Selvaggia Lucarelli spiega come si poteva gestire meglio la situazione
Ma non finisce qui. Mentre il web si divide sulla questione (c’è chi sostiene che Balocco e la Ferragni avrebbero dovuto specificare meglio come stavano le cose e spiegare l’equivoco quando si sono resi conto che tutti pensavano a una raccolta fondi ottenuta con i ricavi, mentre c’è anche chi ritiene che non importa come siano andate le cose e che la beneficenza c’è stata comunque e che sia giusto che guadagni sia Balocco che la Ferragni), ecco che su Spotify la Lucarelli spiega come sarebbe stato meglio gestire la faccenda (qui potete ascoltare l’intervento integrale).
Anche su Spotify, Selvaggia Lucarelli sottolinea che si è trattato di un’operazione commerciale dove Chiara Ferragni è stata pagata per brandizzare il pandoro (ottenendo riscontri positivi alla sua reputazione) e dove Balocco (che venderà così più pandori) farà una donazione libera, non collegata alla quantità di pandori venduta. Quello che non si capisce è perché né la Ferragni, né Balocco abbiano mai chiarito l’equivoco alla base di tutta la faccenda.
A questo punto la Lucarelli spiega quale, secondo lei, sarebbe stato il modo giusto di collaborare di Chiara Ferragni con Balocco, in maniera più etica e trasparente secondo il suo punto di vista. Lucarelli specifica che parla di Chiara Ferragni, ma che la stessa cosa potrebbe applicarsi a qualsiasi personaggio noto coinvolto in una vicenda come questa. Un personaggio famoso che si trovi immerso in una collaborazione del genere può percorrere due strade:
- Chiara Ferragni (o nome di personaggio noto a piacere) si fa pagare come testimonial di un’operazione benefica. In questo caso, però, la sua immagine dovrebbe apportare un valore aggiunto all’intera operazione. Per fare questo, per esempio, si può decidere che per ogni panettone venduto, grazie alla sua fama mediatica, ecco che 1 euro sarà devoluto in beneficenza. In pratica qui Chiara Ferragni si farebbe pagare in quanto rappresenta un incentivo a comprare quel panettone e all’annessa donazione. In questo caso, però, sui social la Ferragni non dovrebbe scrivere che lei e l’azienda sostengono la ricerca, bensì al limite può dire “Comprate quel prodotto”
- Collaborare con quell’azienda per l’iniziativa benefica, decidendo di rinunciare al proprio compenso che verrà devoluto in beneficenza all’ospedale. L’azienda può anche decidere di devolvere parte dei ricavati dalla vendita del prodotto all’ospedale. A questo punto l’azienda e la Ferragni possono spiegare sui sociale che Chiara Ferragni e la tal azienda sostengono quella ricerca a favore di quell’ospedale, finanziando un progetto. Questo perché, in questa situazione, entrambi investono personalmente
Insomma, quello che la Lucarelli sostiene è di non “spacciare” una mossa commerciale, del tutto legittima, per carità, come se fosse una buona azione. E che una mossa del genere deve essere trasparente e ben chiara, non generare equivoci che poi non vengono chiariti.
E adesso? Beh, fra uno spolvero rosa e l’altro, si attende la replica di Chiara Ferragni.
Ecco il post su Facebook dove Selvaggia Lucarelli ha parlato della questione:
https://www.facebook.com/selvaggia.lucarelli/posts/pfbid02LdN2w4WDwsFaYXK9Gx9YaqLTvr5nNfv4rpMvC7fdW2iWy1AwihrEHEKDxRqBiGtsl