Una cena decisamente insolita quella tenutasi a Padova in un ristorante rimasto aperto venerdì sera. L’apertura, infatti, era in segno di protesta contro la chiusura causata dalle nuove misure anti-contagio da Covid-19. Ma in un tavolo c’era anche un noto infettivologo.
“È vero che questo virus è nato da un animale notturno, ma non è che si comporta come il pipistrello. Quindi non capisco che differenza di contagiosità c’è tra mezzogiorno e mezzanotte”, ha detto lo specialista padovano, Paolo Cadrobbi. L’infettivologo Cadrobbi è una figura nota: dopo aver diretto il reparto di infettivologia all’Istituto Oncologico Veneto, ha presieduto un Comitato scientifico della Regione Veneto (costituito nel 2006) per il monitoraggio dell’andamento epidemiologico delle malattie per le quali era sospeso l’obbligo di vaccinazione. È stato anche direttore dell’Arpav e nel 1994-95 fu anche assessore regionale alla Sanità.
Forse la sua opinione, tra le tante altre che si sono sollevate in forma di protesta, ha un valore che può supportare quanto già dichiarato dallo studio scientifico di Altamedica: ha senso chiudere i ristoranti dopo le 18?
Il locale era stato aperto alle 18.30, contravvenendo alla chiusura dopo le 18, come stabilito dalle nuove restrizioni. Tra i clienti c’era chi aveva prenotato, qualcuno ha consumato al banco di passaggio e qualcuno al tavolo, tra questi anche il suddetto Cadrobbi.
In ogni caso, la guardia di finanza si è presentata al ristorante La Corte dei Leoni, che si trova in via Boccalerie, nel centro storico e ha prontamente sanzionato il servizio di ristorazione serale gestito da Emanuele e Gigi Boccardo. Per i titolari una multa di 280 euro per aver violato il nuovo Dpcm e chiusura per cinque giorni (anche a pranzo). “Sono entrati con garbo, nessun blitz e con altrettanto garbo sono stati accolti. La nostra è stata un’azione di resistenza a un decreto inutile. Non siamo negazionisti, ma lavoratori” ha spiegato Emanuele Boccardo. “Non neghiamo assolutamente la gravità della situazione, ma non riteniamo che il problema sia da cercare nella ristorazione, nelle piscine o nelle palestre. Io devo pensare alla mia famiglia e a quella dei miei dipendenti, e quindi non possiamo più accettare qualsiasi decisione rimanendo in silenzio. Lo abbiamo fatto usando il nostro mestiere, certamente non sfasciando vetrine in piazza. Questi provvedimenti alimentano la rabbia sociale”, ha concluso il titolare.
[ Fonte: Il Mattino ]