Che la lettura coldirettiana sia ben allineata con quella del Governo non dovrebbe sorprendere nessuno: l’esempio più lampante, e certamente quello che abbiamo trattato di più su queste pagine, riguarda certamente la lotta coordinata alla carne (o più generalmente al cibo) coltivato, che non a caso nel gergo dell’associazione (associazione ben in vista e stimata, che rende il tutto ancora più pruriginoso) viene più maliziosamente definita “carne sintetica”. Una lotta che ha visto impegnato in prima linea il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ma dove a più riprese è intervenuta anche la stessa Giorgia Meloni.
La retorica è quella (pericolosa) del noi contro loro, del nostro cibo buono e genuino (e accuratamente estraneo agli orrori degli allevamenti intensivi) contro le “loro” soluzioni di laboratorio, artificiali, dannose, sintetiche per l’appunto: una linea sempre fertile che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto ribadire anche in occasione del suo intervento al Villaggio Coldiretti, allestito al Circo Massimo a Roma, incontrando il favore del pubblico presente.
L’intesa tra Giorgia Meloni e Coldiretti
Di nuovo, non è la prima occasione che cogliamo per puntare il dito contro i tentativi di Coldiretti di strumentalizzare, intorbidare e polarizzare (che d’altronde c’è sempre una certa convenienza nel declinare un problema in una banale lotta tra buoni e cattivi) il dibattito sulla carne coltivata: tentativi che passano dal perseverare nel definirla “sintetica” all’impiego di una strategia di informazione volutamente parziale e che, di fatto, puntano tutti nella direzione degli interessi dell’associazione e dei suoi associati.
Ma torniamo a noi – l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Villaggio Coldiretti, per l’appunto. “È una stagione nella quale non ci stiamo facendo mancare niente. Non è stato un anno facile. Siamo stati chiamati a fare scelte difficili che facciamo con il cuore amando la nostra nazione” ha spiegato la premier. Poi il commento in riferimento alle cosiddette eccellenze italiane: “Noi ci siamo concentrati a difenderle dai tanti attacchi finalizzati all’omologazione”.
E ancora: “Vogliono vendere a tutti lo stesso prodotto, ma non ci riusciranno perché per noi è fondamentale la specificità che è la grandezza dell’Italia come è il lavoro che abbiamo difeso quest’anno”. Chi sono questi “loro”? Poco importa, in realtà – l’importante è avere un nemico convenientemente acefalo che convenientemente detesta la tradizione italiana e tutto ciò che questa rappresenta, evidentemente compresa la favola (tanto cara a Coldiretti) degli allevamenti intensivi. Per inciso, così come fu per la farina di insetti, nessuno vi obbligherà a riempirvi il piatto secondo i vostri gusti e le vostre sensibilità: nel dubbio, però, meglio dare giù al nemico, giù all’alternativa, giù alla ricerca a suon di slogan roboanti e populisti.