Anche le ostriche, così come gli esseri umani, potrebbero trovarsi ad avere a che fare con un vaccino: solamente, nel caso delle prime, il nemico è una tipologia di herpes chiamata Ostreid herpesvirus tipo 1 (o, per gli amici, OsHV-1 – che va detto è un nome molto più altisonante di ‘Covid”) proveniente dagli Stati Uniti verso la Francia nel 2008 e particolarmente pericoloso per i molluschi del Pacifico.
L’azione del virus ha costretto molti allevatori ad adottare, nel corso degli anni, una politica che punta a coltivare molte più ostriche di quante saranno in grado di vendere poiché molti molluschi potrebbero morire a causa del suddetto virus. Così, ecco che dagli scienziati dell’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer) arriva la proposta di iniettare una versione disattivata del morbo: una sorta di vaccino, per l’appunto, con la sola differenza che, rispetto all’uomo, il mollusco in questione non è in grado di produrre anticorpi.
“Tuttavia, la nostra scoperta ci permette di stimolare la sua memoria immunologica”, spiegano però gli scienziati dell’Ifremer, che sostengono che il 100% delle ostriche “vaccinate” sono sopravvissute. Chiaro, rimangono comunque diverse complicazioni: in primis emulare il processo di vaccinazione negli allevamenti è molto complicato, e poi ci sono le orde di no vax e acquirenti timorosi che, spaventati dalle possibili conseguenze e fomentati dalle teorie di cospirazione (che pare vadano sempre più di moda), potrebbero boicottare il consumo di ostriche.